(Un)Creative DestructionL'idea di Pietro Paganini
- 5 June 2018
- Posted by: Competere
- Categories: highlights, News
Pietro Paganini
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Il primato economico dei paesi occidentali è fondato sulla capacità di ideare e progettare soluzioni originali e sofisticate per risolvere problemi complessi. Nuovi prodotti e servizi ci hanno hanno consentito di migliorare le condizioni di vita e di prosperare.
La capacità di fare innovazione ha sempre creato valore nel lungo termine assicurando un vantaggio competitivo. Questo valore rischia di svanire a causa della mercificazione delle idee. In altre parole ciò che la proprietà intellettuale tutela è destinato a diventare in tempi brevi un prodotto di base.
La tecnologia rischia di diventare una commodity.
PERCHÉ È IMPORTANTE I prodotti delle attività di ricerca delle grandi imprese come delle piccole che richiedono tempi di sviluppo molto lunghi rischiano di essere mercificati in brevissimo perdendo totalmente il valore del proprio lavoro. Importanti investimenti andrebbero perduti senza garantire alcun risultato nel tempo; il vantaggio competitivo che deriva dalle attività intellettuali si annullerebbe; la scienza e le attività di R&D potrebbero perdere interesse e investimenti, a sfavore della più remunerativa attività di replica. Aziende storiche e di grande tradizione, vocate all’innovazione, rischiano di sparire.
È UNA DISTRUZIONE CREATIVA?
REPLICARE È DIVENTATO FACILE Nuove aziende sono in grado di impossessarsi della tecnologia progettata da altri, e di implementarla in prodotti di altrettanta qualità al pari di quelli di aziende tradizionalmente leader di settore. L’accesso ai prodotti dell’intelletto è riconducibile secondo alcuni studi recenti ad alcuni fattori:
- Il furto della proprietà intellettuale che con l’accelerazione dello sviluppo tecnologico e i processi di globalizzazione è difficilmente controllabile, anche dai grandi gruppi;
- L’utilizzo delle proprietà intellettuale come merce di scambio per accedere a mercati altrimenti chiusi – si veda il caso della Cina;
- La naturale diffusione del sapere che con la globalizzazione e le ICT sta accelerando esponenzialmente consentendone l’accesso a moltitudini maggiori di cittadini. La diffusione del sapere è peraltro incoraggiata dai governi che la ritengono un fattore fondamentale per la così detta open innovation.
È MOLTO FACILE accedere alla tecnologia, in particolare agli strumenti che consentono di creare prodotti sofisticati e processi automatizzati efficienti. Bastano risorse ingenti – spesso agevolate/incentivate dai governi, per acquistarle. Si salta così tutta la fase di R&D, di sperimentazione, e di incremento dell’innovazione.
È COME LEGGERE IL BIGINO Ve lo ricordate un bigino? Consente di accedere immediatamente ad un sapere superficiale, ma sufficiente a rispondere alle domande dell’insegnante. Così è sufficiente acquistare gli strumenti migliori perché faciliteranno le nuove imprese a creare prodotti e processi originali e competitivi.
INNOVARE SENZA RICERCARE Ma quanto può durare questa distruzione creativa? Non vi è il rischio che fare scienza e ricerca non convenga più a nessuno? A quel punto verranno meno gli strumenti facilitatori e quindi non si sarà più capaci di fare innovazione.
Prima che diventi una DISTRUZIONE E BASTA è bene che i governi europei riflettano su questo processo che è allo stesso tempo una grande opportunità di diffondere conoscenze ma anche la minaccia di inibire chi le conoscenze le elabora e le crea. Rischiamo cioè di coltivare tanti imprenditori ma di perdere ricercatori e sviluppatori, cioè i curiosi e i creativi che sono alla base di ogni prodotto di successo. Senza di loro non ci sarebbero imprenditori e imprese.
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