Scrittura: la Grande InvenzioneL'IDEA DI SILVIA FERRARA
- 21 January 2020
- Posted by: Competere
- Categories: highlights, News
Sin dal Paleolitico l’uomo ha trasformato le immagini in scrittura (un’invenzione artificiale). Con la digitalizzazione della comunicazione globale socializzata stiamo tornando alle icone, gli emoji. Perché, e cosa cambia per la nostra capacità di elaborare pensieri? Il libro della prof.ssa Silvia Ferrara, fellow di Competere, indaga l’evoluzione dell’uomo e della conoscenza attraverso la scrittura.
Gli esseri umani sono gli unici animali propriamente culturali su questo pianeta, gli unici a creare tradizioni, stili, storie, norme, saghe, tormentoni. Altri animali hanno delle pratiche ripetute e imitate, come certi delfini che usano spugne per rastrellare cibo in fondo al mare, o gli scimpanzé che rompono noci contro le rocce. Noi, però, battiamo tutti. Siamo i soli a operare secondo uno schema cumulativo, a creare catene estese di abitudini, pratiche e comportamenti. Non solo norme sociali o atteggiamenti di gruppo, ma la Cultura intera, che trattiamo un po’ grossolanamente come fosse un tutt’uno. Il punto è: gli esseri umani trasmettono questo tutt’uno estensivamente e più di chiunque altro.
LA CATENA DI TRASMISSIONE Nel calderone che si crea, dobbiamo poi saper navigare. Ognuno di noi ha la responsabilità di trasmettere quello che sa. Genitori a figli, insegnanti a studenti, capi a dipendenti. Trasmettere, non ha importanza che cosa, porta con sé due fardelli: il primo, avvicinarsi il più possibile al metodo scientifico, al test del vero/non vero. Il secondo, ammettere, senza vergogna se necessario: su questo ho dubbi, anzi, so di non sapere (Socrate!). Solo così idee, conoscenza, il calderone tutto vengono regalati al futuro: solo se sopravvivono alle forche caudine del metodo e della critica.
SEMPLIFICARE LA CONOSCENZA Il sapere tende a essere due cose, e nulla in mezzo: o troppo specializzato o quasi vuoto. Sembra che la trasmissione della cultura, almeno in Italia, sia stata per troppo tempo, e in gran parte ancora, tendente alla prima cosa, cioè difficile, tortuosa, didascalica. Il trend sta cambiando (forse). Riguardo ai libri: saggi scientifici ‘accessibili’ stanno (di nuovo forse) scalzando la massa di tomi troppo complessi, specializzati, articolati, verbosi, lunghi. È una tendenza incoraggiante, che ho sposato provando a fare un esperimento.
Il libro “La Grande Invenzione” è tecnico ma semplice; parla dell’invenzione della scrittura nel mondo. La Grande Invenzione. Ma il tema conta poco. Conta l’approccio. Proprio come alcune scritture antiche, il libro è stata una prova. Scritto come fosse voce parlata, come se la scrittura non fosse mai esistita, ripetendo a voce alta cose che, nel corso di mezza vita, ho letto, assorbito, studiato e ricercato. È come se fosse scritto con la voce.
UN ESPERIMENTO Il risultato di questo esperimento è che, quasi senza accorgermene, viene scansata proprio la cosa di cui si scrive, cioè la scrittura stessa. È stato tolto di torno il soggetto stesso del libro. Alla fine, credo di averlo fatto per dare ascolto ad altro, a quello che ci tiene uniti, a quello che abbiamo in comune. A quello che rende possibile comunicare e trasmettere quello che proviamo con la precisione, e spesso l’imprecisione, del suono scritto: la scrittura come vero collante del nostro essere ‘umani’, del nostro essere inesorabilmente connessi.
Ma non solo. Viene scritto di noi, delle nostre creazioni, quello che decidiamo di far vivere e lasciare indietro, oltre il limite dei nostri giorni, la cultura che noi immettiamo nel mondo, perché ci rimane impressa, perché ci dà emozione.
E allora (forse) per imparare, e per tramandare bene quello che impariamo e che resterà dopo di noi, dobbiamo fare un’altra cosa, che non è né tecnica, né cerebrale, né specializzata, né accademica: dobbiamo emozionarci di fronte a quello che non sappiamo, e emozionarci ancor di più di fronte a quanto, ancora e per tutta la vita, sappiamo di poter imparare.