Sugar tax: inutile per la saluteL'IDEA DI PIETRO PAGANINI

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La cosiddetta “sugar tax”, introdotta per migliorare la salute pubblica e incrementare le entrate statali, non riduce l’obesità nè le malattie correlate. Questa misura produce invece effetti collaterali negativi sia per il settore economico delle bevande e degli alimenti zuccherati che per i consumatori, i quali affrontano costi maggiori senza reali benefici per la salute.
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I governi introducono la cosiddetta ‘sugar tax’ come misura intesa a migliorare la salute pubblica, incrementando al contempo le entrate statali. Tuttavia, questa imposta non raggiunge l’obiettivo di ridurre l’obesità e le malattie correlate, producendo invece effetti collaterali negativi sia per un settore economico essenziale sia per i consumatori, che si trovano a fronteggiare costi maggiori e vengono illusi di migliorare la propria salute.

UN PESO PER AZIENDE E CONSUMATORI, SENZA PROVE DI EFFICACIA

Le aziende produttrici di bevande e alimenti zuccherati possono assorbire i costi dell’aumento delle tasse riducendo la loro capacità competitiva, mentre i consumi – e quindi i ricavi – tendono a diminuire e spesso, le imprese trasferiscono l’onere della tassa sui consumatori aumentando i prezzi.

Le basi scientifiche di queste politiche, poi, sono spesso incomplete o contraddittorie. L’obesità continua ad aumentare anche nelle regioni che hanno introdotto simili imposte e alcuni studi dimostrano l’inefficacia di tali politiche come nel caso della Norvegia dove i cittadini si spostano in Svezia per trovare alimenti che costano meno. Le linee guida dell’OMS  sono fondate su studi limitati e mancano di robuste evidenze sperimentali. Al contrario, vi sono sempre più ricerche che mostrano come l’ossessione per alcuni nutrienti possa portare a disturbi alimentari.

AFFRONTARE L’OBESITÀ: PIÚ DI SEMPLICI TASSE

È cruciale riconoscere che il problema non è lo zucchero di per sé, ma il contesto del suo consumo all’’interno di uno stile di vita complessivo. Se desideriamo realmente ridurre l’obesità, dobbiamo indirizzare le nostre attenzioni una serie più ampia di fattori, come il DNA, lo stile di vita, le condizioni socioeconomiche, inclusa l’educazione alimentare e la promozione di uno stile di vita attivo. Se fosse valida la logica che le tasse riducono l’obesità allora dovremmo considerare tasse su dispositivi digitali, piattaforme di intrattenimento, mezzi di micro-mobilità e arredi domestici che contribuiscono alla sedentarietà, uno dei grandi drammi della società moderna.

COME SI MIGLIORA LA SALUTE PUBBLICA? 

Il nostro governo che promuove il principio di sovranità, più che limitarsi a introdurre una tassa controproducente, dovrebbe affrontare il declino dell’adozione della Dieta Mediterranea che non è un semplice regime alimentare, ma è un metodo per progettare una dieta individuale equilibrata, che favorisce il benessere, la longevità e la gioia.

Se l’obiettivo, dunque, è veramente quello di migliorare la salute pubblica  è necessario un approccio più complesso che non si limiti a misure punitive come la tassazione, ma che fornisca ai cittadini gli strumenti necessari per compiere scelte informate e sostenibili. Con queste tasse, si ingannano i cittadini, si aumentano i costi, si spingono verso mercati alternativi o prodotti succedanei, spesso più costosi, e si danneggia un settore economico fondamentale”.

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Articolo Pubblicato su La Repubblica >>

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