Il blackout di Microsoft e le fragilità della rete interconnessaL'IDEA DI FRANCESCO CARANTE*

  • Blackout di Microsoft: Ha messo in luce le fragilità delle infrastrutture digitali monolitiche, evidenziando i rischi legati ai punti di guasto singoli (Spof). 

  • Investire in resilienza: Per prevenire disastri simili, è essenziale sviluppare reti più resilienti con ridondanza e sistemi di failover. 

  • Focus su sicurezza e privacy: Le aziende devono adottare misure proattive per isolare i rischi e proteggere l’integrità dell’intera infrastruttura.

Articolo pubblicato su Network Digital360

Il recente blackout di Microsoft ha messo in evidenza le fragilità intrinseche dell’architettura della rete interconnessa globale: l’incidente ha sottolineato come l’affidamento a un’infrastruttura monolitica, con numerosi single points of failure (Spof), possa avere conseguenze catastrofiche. 

Questa rete, pur essendo operativamente facile da progettare, diventa estremamente vulnerabile quando un singolo componente si guasta, causando problemi a catena che possono paralizzare intere infrastrutture digitali

In termini operativi, un’architettura monolitica è attraente perché semplifica la gestione e il coordinamento delle risorse. Tuttavia, questa semplicità comporta un rischio significativo: quando uno degli Spof fallisce, l’intero sistema può collassare

Questo è esattamente ciò che è accaduto con il blackout di Microsoft. La rete interconnessa globale, dipendente da pochi nodi critici, ha mostrato quanto possa essere vulnerabile a interruzioni su larga scala.

INVESTIRE IN RETI RESILIENTI PER MITIGARE I RISCHI

Di solito gli esperti di cyber security dicono che, a seconda dell’età e del livello di complessità organizzativa dell’impresa, c’è un tempo per fare le cose. Se sei troppo sofisticato all’inizio, diventi troppo lento, se sei poco sofisticato più avanti, ti prendi troppi rischi. 

Quindi, è logico che una startup all’inizio, quando tratta pochi dati, abbia convenienza ad adottare un approccio monolitico, meno documentazione e meno processi. Diventando più grande, adotterai procedure, ridonderai i sistemi, lavorerai sui backup, rendendoti meno efficiente ma anche meno vulnerabile, e quindi più sostenibile e scalabile. 

Ironicamente, il soggetto più grande, ovvero la rete interconnessa globale, è il più vulnerabile tra tutti. Come è evidente anche in altri ambiti, come la finanza o il cambiamento climatico, a livello globale viene premiata l’efficienza a discapito della sostenibilità: si preferisce un’impresa con margini elevati ma destinata a fallire rispetto a una con margini più contenuti ma che può sopravvivere molto più a lungo, un controsenso. 

Per evitare disastri come quest’ultimo, sarebbe dunque fondamentale implementare una serie di backup e sistemi di ridondanza. 

Tuttavia, a livello globale, questa non è una soluzione facile né rapida da implementare. 

La creazione di reti resilienti richiede investimenti significativi in infrastrutture ridondanti e tecnologie avanzate di failover. Questo processo è complesso e costoso, ma indispensabile per garantire la continuità operativa e mitigare i rischi associati agli Spof.

CASO CROWDSTRIKE: LA LEZIONE PER LE AZIENDE  

Per le aziende, la lezione è chiara: gli investimenti in privacy e sicurezza devono necessariamente affrontare il problema degli Spof. 

Le imprese devono adottare un approccio proattivo per compartimentare i rischi e isolare i punti di guasto potenziali. 

Questo significa implementare soluzioni di sicurezza avanzate, come la segmentazione della rete, che limitano l’impatto di un guasto su una parte del sistema, evitando che si propaghi all’intera infrastruttura.

STRATEGIE PER MITIGARE I SINGLE POINTS OF FAILURE 

Alcune strategie tecniche che le aziende possono adottare per mitigare gli Spof includono ridondanza geografica, distribuendo le risorse critiche in diverse location geografiche per evitare che un singolo evento fisico possa causare un’interruzione totale del servizio. 

Inoltre, implementare meccanismi di failover automatico che possano deviare il traffico e le operazioni su sistemi di backup in caso di guasto del sistema principale è fondamentale. 

La segmentazione della rete, suddividendo la rete in segmenti indipendenti ognuno dei quali può operare autonomamente e isolare i problemi locali, impedisce che si diffondano ad altre parti della rete. 

Effettuare regolarmente test di resilienza e simulazioni di disastri per identificare e correggere le vulnerabilità prima che possano essere sfruttate è un’altra misura importante. 

Le aziende che vogliono evitare un disastro simile a quello di Microsoft devono anche investire pesantemente in privacy e sicurezza. Questo non solo protegge i dati personali, ma contribuisce anche a costruire una rete più resiliente. La protezione dei dati deve essere integrata in tutte le fasi del ciclo di vita del sistema, dall’architettura iniziale alla manutenzione quotidiana.

UNA VULNERABILITÀ CHE NON POSSIAMO PIÚ PERMETTERCI  

Il blackout di Microsoft deve servire come un avvertimento. La dipendenza da un’architettura monolitica con Spof significativi è una vulnerabilità che non possiamo più permetterci. 

Le aziende, i governi e le organizzazioni internazionali devono collaborare per sviluppare soluzioni che aumentino la resilienza della rete globale. 

Solo attraverso un impegno concertato e investimenti significativi possiamo sperare di mitigare i rischi associati agli Spof e garantire una continuità operativa robusta e sicura. 

La lezione è chiara: la rete interconnessadeve evolversi verso unmodello più sicuro e resiliente, dove i singoli punti di guasto non possano più causare disastri su larga scala. 

Solo così potremo costruire un’infrastruttura digitale capace di sostenere le sfide del futuro.

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*Francesco Carante è Managing Director presso Edflex Italia 

 

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