Produttività sostenibile e sicurezza alimentareDI PIETRO PAGANINI

In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, HuffPost ha pubblicato un commento di Pietro Paganini sottolineando il grave problema di produttività che ci troviamo ad affrontare. C’è una quantità immensa che dobbiamo estrarre dalla Terra, un pianeta con capacità produttive limitate.

Leggi l’articolo completo su HuffPost o una sintesi qui sotto. 

Ogni giorno, il nostro pianeta deve produrre 19,5 trilioni di calorie per garantire una dieta sana e corretta a 8 miliardi di persone. Nel 2050, quando la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi, serviranno circa 24,5 trilioni di calorie. A queste cifre vanno aggiunte le calorie perse nel processo produttivo, quelle che sprechiamo come consumatori e quelle consumate in abbondanza dagli animali, sia da allevamento che selvatici. 

Con questa premessa, celebriamo la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. La sicurezza alimentare è la condizione in cui tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente, che soddisfi le esigenze dietetiche e le preferenze alimentari per condurre una vita sana e attiva. Secondo l’OMS, un’alimentazione sana è un diritto umano al pari del diritto alla salute. 

Grazie ai progressi degli ultimi decenni, abbiamo dato per scontata la sicurezza alimentare, soprattutto in Occidente, dove viviamo nell’abbondanza calorica. Il problema è che questo trend positivo sembra rallentare. Ci sono, infatti, due problemi interconnessi in un circolo vizioso: uno di domanda e uno di offerta.

La domanda di cibo sta aumentando con il crescere della popolazione, ma non sempre le persone riescono ad accedere a un’alimentazione sana e corretta. Ben 2,8 miliardi di individui non possono permettersi un’alimentazione adeguata e 733 milioni soffrono la fame. Dove gli alimenti sono disponibili, è il prezzo a ostacolare l’accesso, come dimostra l’Indice FAO dei prezzi alimentari. Questo fenomeno riguarda anche l’Europa e l’Italia, dove all’aumento dei prezzi si affianca una crescente povertà. 

Il secondo problema riguarda l’offerta, che non è più ricca come un tempo. Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), per molte materie prime come mais, riso e soia, il 2024 sarà un anno di grande crescita. Non sarà così però per sorgo e miglio, cereali particolarmente importanti nell’Africa subsahariana. Lo stesso vale per gli oli vegetali – colza, girasole, palma, soia – fondamentali fonti di grassi. Ne servirebbero 270 milioni di tonnellate entro il 2050, un miraggio con la produttività attuale. 

Un esempio significativo è l’olio d’oliva: nonostante una lieve ripresa rispetto al disastro degli anni scorsi, l’Italia rimane ferma a 200.000 tonnellate, dietro a Turchia, Tunisia e Grecia. L’anno prossimo potrebbe andare meglio per noi, ma peggio per altri. 

Crisi climatica, complicazioni geopolitiche e socio-economiche e limitata capacità produttiva sono tra i fattori che alimentano l’incertezza alimentare. Questi elementi sono interconnessi e si influenzano a vicenda. Se i primi due sono complessi e richiedono tempo per essere risolti, la capacità produttiva può essere migliorata sin da subito.

Due sono le strade perseguibili: utilizzare più terra o aumentare la resa per ettaro. Abbiamo imparato che la prima opzione non è sostenibile, non è sufficiente e avrebbe un impatto devastante sull’ambiente, che si ripercuoterebbe sulla produttività stessa. Resta la seconda. Possediamo la tecnica e la tecnologia per aumentare la produzione per ettaro. Possiamo fare ancora meglio investendo nell’innovazione dell’agricoltura e della zootecnia rigenerative. Significa produrre di più riducendo l’impatto sull’ambiente.
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Servono, quindi, politiche nazionali e internazionali che incentivino gli investimenti e favoriscano il commercio, evitando inutili boicottaggi protezionistici e commerciali, come la guerra all’olio di palma, di cui abbiamo disperato bisogno. In questo momento, non possiamo permetterci né per fini commerciali né ideologici di boicottare alcun alimento che fornisce nutrienti fondamentali. Questa giornata deve servirci per superare la retorica e gli atteggiamenti emotivi e ideologici, dedicandoci pragmaticamente alla sfida della produttività.

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