Allevamenti innocenti, sfatiamo i falsi mitiL'IDEA DI Pietro Paganini
- 3 December 2024
- Posted by: Competere
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A margine di COP29 e G20, merita discutere il ruolo degli allevamenti nelle emissioni di gas serra. Anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) non sono la stessa cosa. Gli allevamenti sono spesso accusati di essere tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra, persino più inquinanti dei trasporti. Ma questa narrativa è fuorviante e distoglie l’attenzione dalle vere priorità climatiche.
UN MITO FUORVIANTE
La convinzione che il settore zootecnico emetta più gas serra dei trasporti nasce dal report FAO “Livestock’s Long Shadow” del 2006. Questa affermazione, però, si basa su un confronto distorto. Le emissioni del settore zootecnico sono state infatti calcolate considerando l’intero ciclo produttivo della carne (Life Cycle Assessment o LCA), dalla coltivazione dei cereali alla distribuzione e al consumo. Per il settore dei trasporti sono stati invece conteggiati solo i gas di scarico, ignorando gli impatti del ciclo produttivo completo, come la produzione di materiali, l’energia utilizzata e l’estrazione di petrolio. Per quasi 20 anni, questa metodologia distorta ha alimentato la falsa percezione che i bovini abbiano un maggiore impatto ambientale rispetto ai trasporti.
LE DIFFERENZE
La CO2 e il CH4 non si differenziano solo per la composizione molecolare o il potere di riscaldamento globale (il metano è 28 volte più potente della CO2), ma soprattutto per la loro durata. L’anidride carbonica persiste nell’atmosfera per secoli mentre il metano si degrada in 9-12 anni. Questo li divide in gas di stock (come la CO2), che si accumulano a lungo termine, e gas di flusso, (come il CH4), che seguono un ciclo rapido. Per politiche climatiche davvero efficaci, dobbiamo riconoscere e sfruttare questa differenza cruciale.
I combustibili fossili (carbone, gas e petrolio) sono responsabili del 78,4% delle emissioni globali (energia per l’industria 24,2%, settore residenziale 17,5%, trasporti 16,2%, industria chimica e del cemento 5,2%). In confronto, la zootecnia e i relativi reflui (livestock and manure) contribuiscono solo al 5,8% delle emissioni globali.
IL RI-CICLO VIRTUOSO DEI RUMINANTI
La narrativa contro il settore zootecnico, amplificata da interessi ideologici e commerciali, distoglie l’attenzione dalle vere priorità climatiche. Paragonare il metano biogenico ai combustibili fossili rischia di alimentare politiche inefficaci e penalizzare un settore cruciale per la sicurezza alimentare.
Le emissioni di metano dei bovini fanno parte di un ciclo naturale e rinnovabile, che non introduce nuovo carbonio nell’atmosfera. Le piante assorbono CO2 dall’atmosfera tramite la fotosintesi, producendo ossigeno (che respiriamo) e carboidrati. I bovini, grazie al loro sistema digestivo unico con quattro stomaci e un microbioma complesso, digeriscono la cellulosa – non utilizzabile dall’uomo – trasformandola in metano (CH4). Il metano rilasciato nell’atmosfera si decompone in CO2 entro 9-12 anni, tornando disponibile per le piante.
Questo ciclo a somma zero garantisce che la quantità di CO2 rilasciata attraverso il metano sia pari a quella assorbita inizialmente dalle piante. Inoltre, i ruminanti valorizzano risorse altrimenti inutilizzabili, trasformandole in alimenti preziosi come carne e latte, riducendo sprechi e impatti ambientali legati alla gestione di biomasse. Il metano biogenico fa parte di un ciclo naturale e rinnovabile che non aggiunge nuovo carbonio.
IL PROBLEMA É UN ALTRO
I combustibili fossili (gas, petrolio e carbone), accumulati nel sottosuolo per milioni di anni, sono stati estratti massicciamente dall’uomo solo dal 1850. La CO2 che rilasciano è nuova per l’ambiente, aggiunge carbonio all’atmosfera e si accumula per secoli, se non millenni.
INNOVAZIONE
Nonostante il ciclo a somma zero, la zootecnia continua a evolvere per ridurre le emissioni e diventare una risorsa climatica. L’uso di additivi alimentari limita la produzione di metano ruminale, mentre la cattura del metano dai reflui ne permette la trasformazione in energia e riduce l’uso dei combustibili. Queste innovazioni spingono gli allevamenti oltre la neutralità, contribuendo attivamente alla riduzione delle emissioni globali. Gli allevamenti, spesso incolpati ingiustamente, sono in realtà una risorsa climatica. Con tecnologie innovative e un ciclo naturale virtuoso, possono contribuire a un futuro resiliente, bilanciando sicurezza alimentare e riduzione delle emissioni.
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