World consumer rights day: come il marketing ha distorto la verità sull’olio di palmaDI PIETRO PAGANINI
- 15 March 2025
- Posted by: Competere
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Il 15 marzo, il World Consumer Rights Day richiama l’attenzione sui diritti dei consumatori, promuovendo trasparenza e informazioni corrette, affinché le scelte di acquisto siano consapevoli. Tuttavia, negli ultimi anni, abbiamo assistito a una distorsione di questi principi con campagne di comunicazione che hanno sfruttato la sensibilità dei consumatori, anziché tutelarli. Un esempio eclatante è la demonizzazione dell’olio di palma e la proliferazione dei claim “senza olio di palma”, basati più su strategie commerciali che su dati reali.
LA VERITÀ DIETRO LE CRITICHE
L’olio di palma è stato bersaglio di un attacco mediatico, politico e commerciale, con l’argomentazione che fosse dannoso per la salute e l’ambiente. In realtà, le critiche mosse sono risultate infondate o quantomeno esagerate:
- Salubrità: la regolamentazione europea garantisce che l’olio di palma che entra nel mercato sia sicuro, con limiti stringenti sui contaminanti, che sono presenti anche in molti altri ingredienti alimentari.
- Nutrizione: sebbene l’olio di palma contenga grassi saturi, studi recenti dimostrano che i prodotti che lo includono presentano livelli simili, se non inferiori, rispetto a quelli prodotti con suoi sostituti, quali olio di cocco o burro. Inoltre, i grassi saturi sono essenziali in una dieta equilibrata: il problema non è il nutriente in sè, ma la quantità, la frequenza di consumo e lo stile di vita complessivo.
- Sostenibilità: le piantagioni di olio di palma hanno contribuito alla deforestazione nella fascia tropicale, così come altre piantagioni e coltivazioni. Tuttavia, ricerche di istituzioni indipendenti, tra cui l’International Union for Conservation of Nature (IUCN) e il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), dimostrano che l’olio di palma è cruciale per la sicurezza alimentare e la sua sostituzione con altre alternative non solo non ridurrebbe la deforestazione, ma la aumenterebbe.
L’OLIO DI PALMA E L’IMPATTO AMBIENTALE
Secondo il CMCC, sostituire l’olio di palma potrebbe richiedere fino a 385 milioni di ettari di terreno aggiuntivi, a causa della minore resa agricola di altre colture. Un ettaro di palme da olio produce in media quattro tonnellate di olio, mentre soia, colza e girasole ne forniscono solo 0,6-0,8 tonnellate per ettaro. Di conseguenza, per ottenere la stessa quantità di olio, sarebbe necessario un utilizzo di suolo significativamente maggiore. Inoltre, come evidenziato dallo studio dell’IUCN, con l’aumento della popolazione mondiale nei prossimi anni, sarà essenziale sfruttare tutte le fonti di oli vegetali per soddisfare la crescente domanda globale. Boicottare l’olio di palma è, quindi, poco sensato.
NUOVE REGOLE PER LA SOSTENIBILITÀ
Le istituzioni, almeno quelle europee, ma ancora prima l’industria e i governi dei paesi produttori, si sono adoperati per ridurre la deforestazione, aumentando la produttività agricola senza espandere le coltivazioni su terre forestali. Dal 30 dicembre 2025, inoltre, con l’entrata in vigore della EU Deforestation-free Products Regulation (EUDR), tutto l’olio di palma – insieme ad altre sei materie prime – che entrerà in UE sarà “deforestazione-free”. E anche in questo l’olio di palma può fare da benchmarking: attualmente, secondo la Roundtable per l’olio di palma sostenibile (RSPO), 4,8 milioni di ettari di olio di palma sono certificati come sostenibili, evitando la deforestazione e producendo circa 15 milioni di tonnellate di olio di palma.
IL DECLINO DEI CLAIM “SENZA OLIO DI PALMA”
Nonostante questi fattori, molti prodotti sugli scaffali riportano il claim “senza olio di palma”, un vero e proprio inganno per i consumatori. L’etichetta “senza”, come quella del “ricco di”, serve unicamente ad attirare l’emotività dei consumatori, che cambia nel tempo. Nei primi anni 2000, le etichette alimentari enfatizzavano ciò che veniva aggiunto ai prodotti, promettendo benefici per attrarre i consumatori. Oggi, invece, è l’assenza a fare tendenza. Se il “senza” ha senso in caso di allergie o patologie specifiche, nel caso dell’olio di palma non solo non aggiunge nessuna specifica rilevante per il consumatore, ma è fuorviante.
Nonostante la persistenza di questo claim, il mercato sembra stia finalmente cambiando. In Italia, il numero di prodotti che riportano l’etichetta è in calo: nell’ultimo anno le vendite sono diminuite del -1,6% e i volumi del -6,4%. Anche l’offerta si è ridotta del -4,6% (Osservatorio Immagino, 2024) – un segno che il mercato sta rivedendo la propria strategia. Ma quali sono le cause?
Rinunciare a questo ingrediente, oltre a influire su costi e qualità, non porta vantaggi ambientali. La pandemia, le tensioni sui prezzi e la guerra in Ucraina hanno reso evidente l’importanza dell’olio di palma sostenibile come ingrediente versatile.
Un ulteriore passo avanti potrebbe arrivare con la direttiva Green Claims, che mira a regolamentare le dichiarazioni ambientali sui prodotti, garantendo che siano basate su evidenze scientifiche verificabili. Se applicata correttamente, questa normativa potrebbe mettere fine ai claim privi di fondamento, come il “senza olio di palma”, che non dimostrano alcun beneficio reale per l’ambiente.
IL DIRITTO A FARE SCELTE INFORMATE
Il World Consumer Rights Day deve promuovere il potenziamento dei consumatori, non l’accudimento. I consumatori devono poter accedere alle conoscenze per compiere scelte consapevoli e quindi libere. L’informazione deve essere chiara, basata su dati scientifici e non sull’emotività, deve essere semplice ma non semplicistica.
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