Lo Stallo delle CoseL'Idea di Competere

Perché serve una roadmap strategica per l’IoT

La rapidità del progresso, che consente agli oggetti più comuni di dialogare tra loro e con il mondo circostante, si sta rivelando l’apripista di un grandissimo numero di nuove applicazioni che promettono di migliorare la qualità della vita e di avere maggiori informazioni riguardo all’ambiente in cui questi oggetti si trovano. Per questo motivo, quando si affronta il tema dell’Internet of Things (IoT), occorre tenere a mente due parole chiave: progetto e realizzazione.

Al di là delle potenzialità che la diffusione dell’IoT promette di offrire, il rapido sviluppo delle nuove tecnologie evidenzia, in Italia, un ritardo cronicizzato nello stare al passo con i tempi. E con i competitor internazionali.

Banda ultra larga. Il primo ostacolo all’implementazione dell’IoT risiede nella diffusione della banda ultralarga dove c’è un importante divario da colmare rispetto ai Paesi dell’Unione Europea. I problemi principali riguardano:

  • I tempi eccessivamente lunghi per il rilascio dei permessi da parte degli enti proprietari delle aree interessate dalla realizzazione delle nuove infrastrutture;
  • L’alto numero di contenziosi instaurati dalle imprese partecipanti alle gare d’appalto;
  • L’erogazione discontinua delle risorse finanziarie occorrenti e alla realizzazione di opere originariamente non preventivate.

Come abbiamo suggerito noi di Competere è necessario deregolamentare per ridurre la sovrapposizione di leggi, tipica dell’amministrazione italiana, e snellire al massimo il carrozzone burocratico.

La tecnologia 5G ha un ruolo strategico nel sostenere e accelerare i processi di trasformazione digitale dell’economia e dell’intero sistema paese. Se tutto va bene dovremmo aspettare il 2022 per raggiungere obiettivi importanti come:

  • Velocità della banda;
  • Riduzione della latenza;
  • Rete intelligente.

Parliamo di un’innovazione senza precedenti, in grado di efficientare i servizi dell’IoT, dell’industria 4.0 e dell’intelligenza artificiale, fucina di crescita e di occupazione. Il tutto a patto che le frequenze dedicate al 5G siano accessibili al più vasto numero di attori. La nuova tecnologia dovrà favorire la concorrenza e non conservare lo status quo.

Propensione al cambiamento. Un secondo ostacolo alla diffusione dell’IoT riguarda l’organizzazione interna delle aziende e la bassa propensione al cambiamento di molte imprese italiane. L’IoT richiede un ripensamento delle professioni e un adeguamento delle competenze di coloro che risultano già occupati, e non basta gestire in maniera trasversale i progetti IoT, ma occorre investire nella formazione del management e nella comunicazione per spiegare agli utenti le nuove modalità di fruizione dei servizi pubblici.

L’IoT è un mercato emergente e come tale va valutato, alla luce dei rischi e opportunità. Proprio per queste ragioni, gran parte del suo potenziale positivo, in termini economici ma anche e soprattutto sociali, deriva dal tipo di regolamentazione che si sceglie di attuare. Occorre alimentare un circolo virtuoso, fatto di continui investimenti nel mercato dell’IoT per ottenere tecnologie sempre più performanti che permetterebbero di raccogliere dati precisi e puntuali.

Molto del successo di queste tecnologie dipende da due elementi imprescindibili: l’alfabetizzazione informatica e dalla capacità di banda. Per quanto attiene l’alfabetizzazione informatica, il nodo da sciogliere è meno complesso per un’ovvietà demografica, il ricambio generazionale porterà gli individui a sentirsi sempre più vicini all’elettronica e al digitale, anche per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Il discorso si complica con la capacità di banda, per cui la realizzazione di reti ed infrastrutture adeguate si scontra con la muraglia burocratica. Se l’Italia non dovesse provvedere per tempo alla deregolamentazione amministrativa, ci giocheremo una grossa fetta del nostro rilancio economico.

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