Quando lo sviluppo non è sufficiente bisogna investire sulle infrastruttureEDITORIALE DI STEFANO CIANCIOTTA SU IL MESSAGGERO (11 MAGGIO 2019)

La multinazionale francese PSA ha deciso di spostare la produzione dei veicoli commerciali dall’Italia alla Polonia. L’intervento di Stefano Cianciotta sulleo sviluppo generato dalle infrastrutture. 

Lo spostamento della produzione di 100.000 furgoni di grandi dimensioni dalla Sevel della Val di Sangro allo stabilimento di Gliwice in Polonia, è la metafora dei rischi che incarna la globalizzazione quando non è sostenuta e assecondata da investimenti e da un’attitudine alla flessibilità del lavoro come fattore di competitività, peraltro debitamente remunerata.

Sbaglia, infatti, chi dovesse leggere la scelta di PSA come l’ennesima delocalizzazione, perché al contrario la decisione del management della multinazionale francese dell’automotive è una decisione di politica industriale dettata dalla impossibilità di rispondere ai nuovi livelli di produzione a causa della saturazione della Sevel, il più grande stabilimento europeo nella produzione di veicoli commerciali.

La Sevel, che nel 2019 supererà il tetto dei 300mila furgoni prodotti, sta migliorando la sua capacità massima produttiva grazie ad un surplus di commesse già annunciato dall’Ad di FCA Mike Manley, che recentemente ha anche avvertito però sulla necessità di aumentare i turni di lavoro, che sarebbero dovuti passare da 15 a 17.

Proprio nelle scorse settimane i sindacati interni allo stabilimento avevano lamentato ritmi di lavoro troppo intensi, parlando di uno sbilanciamento produttivo a favore di FCA.

Ed è stata proprio la necessità di aumentare la produzione l’elemento che ha giocato a favore della scelta di prediligere il sito industriale di Gliwice, che adesso può contare su una prospettiva di crescita almeno decennale, oltre a fattori non secondari come una tassazione sul lavoro migliore rispetto a quella italiana e una posizione logistica più vicina alle grandi infrastrutture europee.

La decisione di PSA è la conferma che il positivo accordo di febbraio, con il quale proprio attraverso la Sevel FCA e PSA avevano stabilito di prolungare fino al 2023 la loro collaborazione, non può essere considerato un punto di arrivo, ma un nuovo inizio per definire lo sviluppo non solo della Val di Sangro, ma dell’intero sistema industriale che gravita intorno all’automotive abruzzese.

L’Abruzzo è ancora al centro delle strategie industriali dei principali players del settore, ma un sito produttivo seppure importante come la Sevel e il suo indotto non sono più sufficienti a preservare le scelte di strategia industriale fatte nel passato.

Chi guida le multinazionali è alle prese con continui cambi di strategia e di politica industriale (Amazon ad esempio rivede il suo piano industriale ogni sei mesi).

Per questa ragione è fondamentale affinare gli strumenti e le misure per sostenere non solo la crescita e l’occupazione, ma soprattutto per aumentare la competitività di un comparto assolutamente strategico per le ambizioni della regione, al pari del miglioramento delle relazioni industriali per assecondare le esigenze produttive.

Sostenere nuovi investimenti nelle infrastrutture e nella viabilità, favorire lo sviluppo dei porti commerciali e dell’intermodalità, implementare la banda larga nei distretti industriali, come affermò Marchionne proprio alla Sevel il 9 luglio del 2013, significa dare forma al futuro della regione.

Nell’ultimo quinquennio l’Abruzzo ha dovuto fronteggiare 109 crisi industriali. La definizione e l’avvio degli strumenti più idonei (in primis la Zona Economica Speciale) per attrarre nuovi investimenti e per consolidare quelli esistenti non sono più indifferibili. La globalizzazione del resto, come insegna PSA, non è paziente.

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