Recovery Fund: Strategia Cercasi – L’Assalto alla DiligenzaL'IDEA DI GIACOMO BANDINI

I progetti dei ministeri per spartirsi le risorse del Recovery Fund sono un insieme di micro-richieste totalmente prive di strategia e visione. In questo modo la montagna rischia di partorire l’ennesimo topolino. E la ripresa è a rischio.

Il documento che contiene i 557 progetti ministeriali per l’utilizzo, o meglio la spartizione, delle risorse derivanti dal Recovery Fund sembra una gigante lista della spesa. Dove si trova di tutto e di più. Assomiglia al modello di decision making “garbage can” dove si può trovare di tutto (utile o meno), ma dove non esiste un filo conduttore. Nei progetti governativi non si intravede una strategia, soprattutto per quanto riguarda l’innovazione.

PERCHÉ È IMPORTANTE

La crisi economica legata alla pandemia ha fatto emergere ancor più le debolezze economiche strutturali dell’Italia. Per poter contenere le conseguenze di una eventuale seconda ondata, prevista nei mesi autunnali-invernali, ripartire e colmare il gap di competitività è necessario che ai fondi europei venga affiancata una strategia economica nazionale in grado di dare la priorità all’innovazione e al cambiamento tecnologico dei prossimi dieci anni.

Total factor productivity (PPP corrente)

Recovery Fund total factor productivity

Fonte: rielaborazione su dati Fred St. Louis

Diversi indicatori, tra cui quello della Total Factor Productivity (TFP), mostrano il divario sul piano della produttività tra l’Italia e altre economie avanzate. Un gap che può essere esteso al piano tecnologico e alla capacità di sfruttamento dei principali fattori della produzione. La fase di declino è iniziata a partire dagli anni’80 e si è protratta fino agli anni più recenti.

SERVE UNA STRATEGIA PER IL RECOVERY FUND

La situazione economica, durante una pandemia globale, non ha certo favorito un recupero. Ed è per questo motivo che risulta necessario affrontare le conseguenze con un Piano Nazionale che porti l’Italia ad aumentare la capacità di produrre innovazione e ridurre il gap tecnologico. Il Recovery Fund è solamente uno strumento e, per questo motivo, deve essere utilizzato nel modo migliore. La differenza consiste nella strategia.

GARBAGE CAN

L’assalto alla diligenza che si evidenzia nel documento contenente i progetti ministeriali per il Recovery Fund va nella direzione opposta. Senza porre enfasi sull’utilità o meno dei singoli provvedimenti (sono presenti richieste di risorse per ammodernare gli impianti di areazione dei singoli dicasteri, creare un marketplace agroalimentare guidato da Poste Italiane, digitalizzare gli archivi della Guardia di Finanza e molte altre simili), ogni ministero presenta esigenze più o meno simili in ambito ICT:

  • Digitalizzare i processi della PA sia all’interno sia verso l’utente;
  • Maggiore formazione tecnica per il personale, reskilling e smart working;
  • Valorizzazione delle competenze STEM all’interno delle amministrazioni;
  • Potenziamento delle infrastrutture digitali e maggiore copertura delle reti a banda larga.
COORDINAMENTO E VISIONE

Perché, invece di formulare richieste per ogni singolo ente, non viene presentato un piano di modernizzazione e digitalizzazione che coinvolga tutte le PA? Perché le competenze digitali non vengono messe al centro dell’istruzione in modo che il nuovo personale pubblico le abbia già assimilate e sia portato ad aggiornarle periodicamente?

Simile ragionamento deve essere steso a tutte le voci legate all’innovazione. Dall’Industria 4.0, ancora realizzata a metà, per la quale le misure più efficaci dovrebbero essere incentrate sulla ricerca e il trasferimento tecnologico dalle università alle imprese e viceversa. Fino alla creazione di una rete 5G nazionale che sia veicolo dei processi di digitalizzazione non rivolti solamente alle PA, ma anche ai cittadini e ai settori produttivi.

Quale la credibilità e la solidità di un “garbage can” fatto di piccole proposte sconnesse, senza alcuna armonizzazione? Anche in questo modo si è creato il divario tra chi implora l’intervento del vincolo esterno, l’UE, e chi invece è sempre più scettico verso la politica e le istituzioni. Senza una visione strategica che sia in grado di creare valore e guardare all’innovazione nel lungo periodo la strada per la ripresa economica è sempre più stretta. Anche, o nonostante, il Recovery Fund.

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