Agricoltura UE-Ucraina: le sfide dell’integrazione e soluzioni sostenibiliL'IDEA DI SOSSIO CHIEREGO*
- 14 January 2025
- Posted by: Competere
- Category: Lidea
Il ‘policy paper’ pubblicato da Jean-Jacques Hervè sulla Rivista della Schuman Fondation dal titolo “European agriculture and Ukrainian agriculture complement each other” afferma che l’agricoltura dell’UE e quella ucraina sono complementari e che le relative sinergie agroalimentari ed economiche devono essere gestite. Tuttavia, una valutazione attenta delle implicazioni, unita agli sviluppi recenti nel settore agroalimentare europeo, suggerisce che questa tesi sia poco convincente per due motivi:
- Il policy paper sembra influenzato da bias logici e manca di una solida base fattuale.
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Senza un quadro chiaro, i benefici sarebbero compensati da sfide maggiori per l’UE.
ANALISI
Osservando il recente contesto agroalimentare UE, la definizione ideale è di una ‘tempesta perfetta’ provocata dal simultaneo impatto negativo del post-Covid, della crisi ucraina, della implementazione della strategia Farm to Fork e di un’inflazione galoppante nelle filiere (dalle materie prime ai prezzi al dettaglio). Le devastanti conseguenze hanno provocato il tracollo finanziario degli agricoltori e delle PMI agrifood con la conseguente ‘Protesta dei Trattori’.
Questa situazione di singolarità negative è stata ulteriormente esacerbata dalla eccessiva apertura decisa dalla UE alle importazioni ucraine attraverso le ‘solidarity lanes’ e l’eliminazione dei dazi all’importazione.
Le buone intenzioni hanno inavvertitamente generato una gigantesca operazione di dumping, causando un eccesso di offerta di materie prime agricole (specialmente cereali) con prezzi fino al 40% inferiori a quelli praticati nei mercati di sbocco UE. L’impatto, inevitabilmente negativo per gli Stati Membri UE, ha raggiunto livelli devastanti nell’area orientale UE(Polonia, Romania, Slovacchia, Moldavia e Ungheria), provocando infatti una recrudescenza massima della protesta degli agricoltori e dei governi locali.
Questa esperienza dimostra che le decisioni politiche guidate da ‘narrazioni ideologiche’ e da una governance poco chiara possano avere un enorme impatto negativo sull’economia UE, in particolare sui sistemi alimentare e agricolo. Passiamo ora al dettaglio dell’analisi, che si basa sulle seguenti direttrici.
1. VALUTAZIONE ECOSISTEMI AGROALIMENTARI
L’agricoltura ucraina beneficia di tre caratteristiche positive uniche che apportano enormi vantaggi competitivi in termini di eco-sistema e produttività dei suoli. In particolare:
- fertile ‘terra nera’ (il “Černozëm), che copre il 60% del Paese ed è ideale per coltivare cereali;
- pianure immense che efficientizzano l’attività di coltivazione e raccolto;
- clima molto favorevole alle pratiche agricole.
Prendiamo come esempio uno dei prodotti alimentari italiani più famosi: la “Pizza Napoletana”, protetta in Europa come TSG (Specialità Tradizionale Garantita). Immaginiamo la stessa pizza preparata con grano ucraino anziché con grano italiano selezionato. È evidente che l’opzione italiana offre un vantaggio competitivo in termini di esperienza organolettica, miglior sapore e consistenza. Inoltre, vanno considerati i benefici per la salute legati alla maggiore digeribilità e alle proprietà nutrizionali.
Dal punto di vista del marketing strategico, la pizza prodotta con grano ucraino sarebbe posizionata come più “accessibile”, basandosi principalmente sul prezzo.
Tuttavia, la dinamica economica mostra che un’offerta abbondante e continua di prodotti a basso costo tende a “banalizzare” il mercato agli occhi dei consumatori, portando a una diminuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento, al declino della qualità e alla proliferazione della competizione basata sul prezzo piuttosto che sulla proposta di valore.
Quindi, un accesso ampio e sostenuto a materie prime più economiche -di qualità relativamente inferiore- potrebbe avere un impatto negativo sul business agroalimentare dell’UE e/o degli Stati membri (in questo caso, la filiera della Pizza in Italia, attualmente posizionata come premium-artigianale).
2. BUSINESS MODEL E IMPATTO FINANZIARIO
L’agroalimentare UE viene considerato all’avanguardia a livello globale. Il suo business model si basa sulla qualità di prodotto ottenuta attraverso il controllo del suolo, delle materie prime e dei processi di coltivazione, produzione e distribuzione al consumo.
Le filiere agrifood UE sono soggette a una stringente legislazione sanitaria e ambientale che assicura prodotti finali di alto standard e ‘consumer compliant’. Inoltre, le aziende agricole UE hanno scala media o medio-piccola, con estensione media di ca. 18 ettari e prevalente lavoro familiare (specie nel Sud Europa).
Questo business model consente una strategia di ‘unicità e valore’ che rispetta la qualità del prodotto, permette una proposizione di valore rilevante per i consumatori UE e un relativo guadagno agli operatori di filiera.
D’altra parte, il modello ucraino enfatizza “intensità e scala”, con aziende agricole di oltre 100 ettari (6 volte la media dell’UE), senza conformità agli standard sanitari e ambientali dell’UE e con il predominio di grandi multinazionali agricole (le cosiddette “ABCD”: Archer, Bunge, Cargill e Dreyfus). Infine, ma chiave, il grande potere di esportazione legato a una oligarchia agricola ucraina non sempre allineata ai regolamenti europei.
Si delinea quindi per l’Ucraina un business model basato su ‘sfruttamento scala + abbattimento prezzo’ che impattano sull’offerta sia in termini di qualità che di rispetto delle politiche ESG (in primis la sostenibilità).
3. ROUTE 2 MARKET/ ‘CANALI DISTRIBUTIVI’ E ‘ SOLIDARITY LINES’
Nella gestione del business si definisce Route-2-Market (R2M) l’infrastruttura fisica e digitale che consente la consegna delle merci e la sua vendita nei mercati. Considerando l’agrifood ucraino, abbiamo una infrastruttura che include i porti in Crimea, le linee di navigazione nel Mar Nero, ilsistema integrato nave+treni+tir, i corridoi navali al Mediterraneo e i ‘corridors’ (comprese le ‘solidarity lanes’ create per favorire l’export ucraino in UE in tempo di guerra).
Le evidenze di mercato suggeriscono che, prima dell’invasione del 2022, la Russia abbia sfruttato l’infrastruttura R2M dell’Ucraina per rifornire i mercati europei. Avvalendosi di una collaudata strategia di “cattura dell’élite” – perfezionata in Georgia, Cecenia e nel Caucaso – la Russia ha probabilmente esercitato un controllo significativo sull’R2M ucraino.
Considerando la guerra in corso, la necessità per la Russia di aggirare l’embargo, il potenziamento dei corridors con la creazione dei ‘Solidarity Lanes’, esiste il rischio che quei corridoi possano essere influenzati o controllati da Paesi esterni all’Ucraina. Inoltre, anche auspicando una chiusura delle ostilità favorevole a Kiev, persisterebbe il fondato rischio di questo controllo – ufficiale o meno – sul R2M Ucraina/UE da parte della Russia.
Si delinea quindi un rischio geopolitico e di food security per la UE di consegnarsi ad azioni di guerra non convenzionale gestite attraverso ‘operazioni commerciali’ di disturbo alle economie degli Stati Membri UE (per esempio, Overstock o understock distributivi, destabilizzazione di prezzo, tempeste inflattive, pressione finanziaria per le PMI agricole tramite dumping e sottocosto, crisi food security causate da blocco merci).
4. IMPATTO GEOPOLITICO E FOOD SECURITY
Abbiamo quindi evidenziato il rischio di controllo russo sulla infrastruttura R2M ucraina per le forniture alimentari chiave (principalmente: grano e cereali). Questo rischio, sommato alla relativa minore qualità e al prezzo inferiore vs. UE (fino al -40%) definisce un pericolo chiave di Food Security per l’UE e gli Stati Membri.
Come sappiamo, il tema della Food Security nasce per sottrarre l’UE alle dinamiche speculativi di prezzo e disponibilità di materie prime agrifood dal mercato ucraino sotto influenza russa e altri Paesi non amici.
L’ipotesi quindi di un’aumentata integrazione agroalimentare – quello che nel management strategy viene definito “business lock-in” – appare non solo potenzialmente pericolosa ma anche strategicamente semplicistica se non regolata e controllata.
Esporre un dossier chiave come la Food Security UE ai rischi connessi con le falle del sistema-paese ucraino (corruzione strutturale, bassa certezza del diritto, interessi di ‘oligarchici agricoli’ ed influenza paesi anti-UE) appare un potenziale rischio che richiede un chiaro modello di governance e un approccio basato su “casi d’uso”.
5. QUALITÀ PRODOTTO E IMPATTO AL CONSUMATORE
At the end…Consumer is the King!
Dopo anni di legislazione sanitaria, agricola e ambientale virtuosa, 450 milioni di consumatori UE risultano quelli meglio trattati al mondo in relazione alla offerta agroalimentare. Questo considerando le filiere ‘end 2 end’, dalla coltivazione agli scaffali dei supermercati.
Inoltre, la biodiversità, le eccellenze geografiche, la protezione di capitolati di produzione, l’amplificazione delle differenze di gusto e cultura rappresentano asset chiave del sistema agroalimentare UE che purtroppo non trovano una diretta corrispondenza con i modelli, le logiche e gli attori economici operanti nel sistema ucraino.
Per i consumatori europei, una maggiore integrazione dei sistemi agroalimentari dell’UE e dell’Ucraina potrebbe offrire benefici significativi, a patto che venga adottato un chiaro quadro strategico volto a massimizzare i vantaggi ed eliminare i potenziali rischi.
UNA PROPOSTA ALTERNATIVA E SOSTENIBILE
Dopo aver provato che l’integrazione dei sistemi agroalimentari UE-Ucraina comporterebbe un certo livello di rischio per la UE e per i consumatori europei, ha senso definire una ipotesi alternativa che apporti valore all’UE ma elimini o minimizzi i rischi connessi.
Per contestualizzare l’ipotesi ci può aiutare una metafora aziendale in cui la UE sarebbe una company cross-nazionale e l’Ucraina un fornitore commerciale. In questo caso, il ‘trade-off’ strategico per la Company UE deriva dalla necessità di costruire un rapporto fiduciario di lungo periodo evitando rischi di esclusiva/sovrapotere al partner. Rischi che implicherebbero una ‘captive situation’ nell’approvvigionamento e il pericolo futuro di integrazione a valle o di acquisizione diretta del mercato da parte del fornitore.
Quindi, l’eccessiva integrazione della Company UE con il fornitore Ucraina espone al rischio che quest’ultima – attraverso economie di scala e vantaggi di prezzo – possa sottrarre ingenti quote mercato alla Company UE fino alla possibilità estrema di ‘take over’ ed acquisizione diretta del mercato finale.
Ricordando quindi che l’Ucraina ha una offerta Value-for-Money con qualità non premium e prezzi competitivi, appare corretto pensare a un modello di fornitura che definiamo ‘Smart-Sourcing’ dove lo scopo, i canali e le modalità di fornitura sono modellizzate, azionabili, flessibili e controllabili.
Per visualizzare meglio questa proposta, il modello includerebbe i seguenti “Casi d’Uso”:
- Utilizzo pianificato delle forniture ucraine come “buffer congiunturali” (ad es., in caso di picchi di domanda);
- Programmi sociali dell’UE (ad es., centri per migranti, fasce di reddito basso) o cooperazione internazionale;
- Iniziative anti-inflazionistiche o di valore per il consumatore (ad es., gamme di prodotti a prezzi controllati inserite nei principali rivenditori dell’UE);
- Accordi di fornitura B2B di alto livello con piattaforme distributive o grossisti di primo piano (con particolare attenzione ai cereali).
È assolutamente fondamentale che, per tutti i possibili casi d’uso, i prodotti forniti dall’Ucraina rispettino rigorosamente le stesse normative sanitarie, agricole, ambientali e di tutela del consumatore applicate negli Stati Membri dell’UE. Ciò garantirà uno standard competitivo equo per tutti gli operatori economici coinvolti, oltre a caratteristiche coerenti per i consumatori europei.
La proposta alternativa è stata delineata solo a livello concettuale e richiede un ulteriore affinamento strategico, dal modello di governance allo sviluppo dettagliato dei singoli “casi d’uso”. Tuttavia, anche in una definizione preliminare, appare più equilibrata e vantaggiosa per tutti gli stakeholder coinvolti, oltre a essere in grado di minimizzare i rischi e massimizzare i benefici per i consumatori dell’UE.
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*Sossio Chierego è C-Level Executive & Global Advisor