Brand Protection: Come Migliorare il Modello Italiano?
- 26 November 2018
- Posted by: Competere
- Categories: highlights, News
La tutela della proprietà intellettuale rafforza l’impatto dell’innovazione e stimola la competitività nel mercato. L’Italia occupa la 50esima posizione e solamente la 18esima su 19 tra i paesi dell’Europa Occidentale nell’Indice Internazionale dei Diritti di Proprietà. Le regole ci sono ma ancora non ci siamo…Cosa manca?
Il brand è un asset fondamentale per qualsiasi realtà economica. Esso rappresenta la punta di un iceberg dove la parte sommersa è composta da tutto ciò che struttura un’impresa, dal know-how al prodotto finale, dai processi di produzione ai lavoratori. Non solo, il brand veicola messaggi riguardanti la qualità, la rispettabilità e i livelli di innovazione del business stesso cui il consumatore si affida quando deve effettuare una scelta.
Le potenzialità che si celano dietro questo concetto hanno portato le aziende a cercare di proteggere il proprio marchio e tutelare la proprietà intellettuale che sta alla base dei propri investimenti nell’innovazione e nel cambiamento tecnologico.
PERCHE È IMPORTANTE La tutela della proprietà intellettuale rafforza l’impatto dell’innovazione e può stimolare la competitività degli attori nel mercato. Per poter agire efficacemente in questa direzione sono necessari due elementi principali: la consapevolezza da parte degli operatori e dei consumatori dell’importanza dei diritti di proprietà e un ecosistema politico-giuridico in grado di fornire strumenti e tutele adeguati e armonizzati con le esigenze del settore privato.
L’IPRI 2018 Competere, insieme ad altre organizzazioni internazionali, promuove assieme alla Property Rights Alliance, l’Indice Internazionale dei Diritti di Proprietà (International Property Rights Index – IPRI), uno strumento analitico utile per il legislatore, che misura il livello di tutela della proprietà intellettuale e fisica di quasi 200 paesi. L’Italia, nel 2018, occupa la 50esima posizione e solamente la 18esima su 19 tra i paesi dell’Europa Occidentale.
L’indice attraverso le voci di cui si compone fa emergere tre problematiche:
- Il sistema politico instabile non garantisce la continuità della regolamentazione e delle attività di tutela dei diritti di proprietà;
- Esiste uno scarso coordinamento tra i livelli di coordinamento e controllo di tali attività;
- Emerge un dualismo tra la facilità di registrare un marchio o un brevetto (tutela de jure) e la capacità de facto di proteggerlo efficacemente.
COSA MANCA Le regole ci sono, così come sta migliorando la propensione dei cittadini a tutelare i propri asset, sia fisici sia intellettuali. Purtroppo mancano alcune fasi. A partire da quella esecutiva e di controllo, come nel caso della contraffazione, e da quella politica, dominata dalla grande instabilità e dalla mancanza di sanzioni efficaci.
I nodi illustrati potrebbero essere affrontati con alcune azioni che andrebbero a migliorare i parametri vulnerabili:
- Informare meglio chi ha potere e autorità di controllo sul valore dei brand e della tutela della proprietà intellettuale;
- Potenziare la Commissione Parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e renderla il perno dell’attività legislativa e di monitoraggio permanente;
- Migliorare e rafforzare il coordinamento delle attività di contrasto alla contraffazione e alla violazione del copyright (centro e periferie amministrative comunicano poco e male);
- Rivedere la normativa sulla tutela del Made in Italy, partendo da una strategia nazionale che incida sulla regolamentazione, la fase esecutiva e promuova la competitività a livello internazionale;
- Migliorare la fase di analisi dei dati qualitativa e quantitativa sui fenomeni di violazione della proprietà intellettuali.
Un segnale dal Governo, soprattutto verso le Pmi e le start-up innovative, sarebbe fondamentale nei prossimi anni per migliorare la situazione italiana. Tutelare i brand e migliorare l’ecosistema politico e giuridico a difesa della proprietà intellettuale e fisica significa agire negli interessi non solo delle imprese e del tessuto economico, ma anche del cittadino e della capacità innovativa di un intero Paese.