Contro lo spreco alimentareIX GIORNATA CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

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COMUNICATO STAMPA

SPRECO ALIMENTARE, COMPETERE: PER RIDURRE SPRECHI E FAVORIRE RICICLO SONO NECESSARIE POLITICHE STRUTTURALI, SENSIBILIZZAZIONE E BUONE PRATICHE 

Italia virtuosa, ma disparità nel Paese che richiedono un approccio scientifico e meno emotivo

Roma, 4 febbraio 2022L’Italia è un esempio da seguire nella sostenibilità alimentare, ma possiamo e dobbiamo fare di più, superando sfide come trasformazioni demografiche e deficit strutturali. Questo il messaggio di Competere, think tank europeo che riunisce le voci dei maggiori player europei nel campo dell’alimentazione attraverso l’unica piattaforma di discussione scientifica sulla sustainable nutrition.
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SPRECO ALIMENTARE: NUMERI PESANTI, MA SIAMO I PIÙ VIRTUOSI

Secondo l’ultimo rapporto “Il caso Italia” di Waste Watcher International, tra gli otto Paesi presi in considerazione – Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Spagna, Germania, Cina e Russia, oltre all’Italia – siamo i più virtuosi. Tedeschi, canadesi e cinesi sprecano infatti il doppio di noi, gli americani addirittura il triplo. Guardando ai dati assoluti può sembrare un’affermazione azzardata: si è stimato che ogni italiano sprechi circa 31 chili di cibo all’anno, 593 grammi a settimana, per un valore complessivo di 7,4 miliardi di euro – 10,4 miliardi se includiamo lo spreco di filiera. Numeri che risuonano spietati mentre ci avviciniamo alla IX Giornata contro lo spreco alimentare, che si terrà domani, sabato 5 febbraio, ma che se presi nel contesto del quadro europeo e mondiale rivelano un’Italia particolarmente sensibile al consumo responsabile.

ITALIA VIRTUOSA ANCHE NEL RICICLO

La nostra attenzione al tema della sostenibilità alimentare è già da anni evidente nei dati relativi alle attività di raccolta differenziata e riciclo, che permettono di mitigare i danni economici e ambientali dello spreco alimentare trasformando i rifiuti organici in fertilizzanti e biogas. Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel 2020 il 43% di tutti i rifiuti urbani avviati al riciclaggio erano di tipo organico, di gran lunga la porzione più ampia. Già nel 2019 eravamo terzi in Europa per frazione di rifiuti organici trattati – oltre 6 milioni di tonnellate, numero in crescita costante dal 2010 e riconfermato nel 2020 nonostante lo stravolgimento della vita quotidiana causato dalla pandemia. In questo l’Emilia-Romagna è la Regione di gran lunga più virtuosa.

LE SOLUZIONI VERSO L’OBIETTIVO SPRECO ZERO

Tuttavia, lo spreco di cibo e la mancanza di una corretta raccolta differenziata provoca diverse distorsioni – si pensi alle numerose emergenze rifiuti nelle città – inaccettabili in un sistema alimentare globale che tende alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’obiettivo, quindi, è duplice:

  • Azzerare gli sprechi alimentari: l’iniziativa parte dalle mura domestiche e dalle buone pratiche già in uso tra gli italiani, come la pianificazione del menu settimanale in base alle scadenze dei prodotti in frigorifero e l’acquisto di formati adatti all’unità familiare. Il calo demografico e la riformulazione dei nuclei familiari sono infatti un fattore importante nella gestione del cibo: diverse catene di grande distribuzione organizzata, soprattutto nelle regioni settentrionali più colpite dal calo demografico, hanno infatti aumentato l’offerta di porzioni alimentari di dimensioni adatte a micro-unità familiari di una o due persone.
  • Portare il tasso di riciclo in ogni luogo d’Italia pari, se non superiore, a quello dell’Emilia-Romagna, la Regione più virtuosa: diffondere e attuare la pratica della raccolta differenziata richiede un intervento strutturale, a partire dalla creazione di nuovi impianti di smaltimento di vario tipo (compostaggio e trattamenti aerobici e anaerobici che producono rispettivamente fertilizzanti e biogas) laddove siano scarsi. Su questo, le disparità all’interno del Paese sono fonte di pericolosi squilibri di capacità: il Sud conta infatti 62 impianti di compostaggio e 7 di digestione anaerobica a fronte dei 173 e 47 rispettivamente che si trovano al Nord, provocando un deficit regionale nella capacità di assorbimento dei rifiuti pari fino al 700% in Campania (CIC, 2019). Si deve poi insistere sulla sensibilizzazione al tema, non solo tramite sistemi di incentivi e sanzioni, ma anche con campagne che evidenzino i danni ambientali ed economici dello spreco indifferenziato, una strategia già supportata, sempre secondo Waste Watcher, da più dell’80% degli italiani.
“Lo scenario dello spreco alimentare in Italia ci pone come esempio virtuoso a livello globale, frutto anche di una secolare cultura del cibo unica al mondo. Tuttavia, ogni grammo sprecato è un grammo di troppo, per questo dobbiamo continuare a lavorare verso una dinamica sostenibile che potrà portare benefici per l’ambiente, le comunità e intere filiere che ruotano attorno all’alimentazione. Trasformazioni sociali e squilibri strutturali sono solo alcune delle sfide che abbiamo di fronte, alle quali saremo in grado di rispondere nella misura in cui sapremo promuovere una cultura della sostenibilità diffusa, pervasiva e sostanziale” – ha affermato Pietro Paganini, Presidente di Competere.

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