Contro lo spreco alimentareIX GIORNATA CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE
- 5 February 2022
- Posted by: Competere
- Categories: highlights, News, Sustainable Nutrition
COMUNICATO STAMPA
SPRECO ALIMENTARE, COMPETERE: PER RIDURRE SPRECHI E FAVORIRE RICICLO SONO NECESSARIE POLITICHE STRUTTURALI, SENSIBILIZZAZIONE E BUONE PRATICHE
Italia virtuosa, ma disparità nel Paese che richiedono un approccio scientifico e meno emotivo
SPRECO ALIMENTARE: NUMERI PESANTI, MA SIAMO I PIÙ VIRTUOSI
Secondo l’ultimo rapporto “Il caso Italia” di Waste Watcher International, tra gli otto Paesi presi in considerazione – Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Spagna, Germania, Cina e Russia, oltre all’Italia – siamo i più virtuosi. Tedeschi, canadesi e cinesi sprecano infatti il doppio di noi, gli americani addirittura il triplo. Guardando ai dati assoluti può sembrare un’affermazione azzardata: si è stimato che ogni italiano sprechi circa 31 chili di cibo all’anno, 593 grammi a settimana, per un valore complessivo di 7,4 miliardi di euro – 10,4 miliardi se includiamo lo spreco di filiera. Numeri che risuonano spietati mentre ci avviciniamo alla IX Giornata contro lo spreco alimentare, che si terrà domani, sabato 5 febbraio, ma che se presi nel contesto del quadro europeo e mondiale rivelano un’Italia particolarmente sensibile al consumo responsabile.
ITALIA VIRTUOSA ANCHE NEL RICICLO
La nostra attenzione al tema della sostenibilità alimentare è già da anni evidente nei dati relativi alle attività di raccolta differenziata e riciclo, che permettono di mitigare i danni economici e ambientali dello spreco alimentare trasformando i rifiuti organici in fertilizzanti e biogas. Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel 2020 il 43% di tutti i rifiuti urbani avviati al riciclaggio erano di tipo organico, di gran lunga la porzione più ampia. Già nel 2019 eravamo terzi in Europa per frazione di rifiuti organici trattati – oltre 6 milioni di tonnellate, numero in crescita costante dal 2010 e riconfermato nel 2020 nonostante lo stravolgimento della vita quotidiana causato dalla pandemia. In questo l’Emilia-Romagna è la Regione di gran lunga più virtuosa.
LE SOLUZIONI VERSO L’OBIETTIVO SPRECO ZERO
Tuttavia, lo spreco di cibo e la mancanza di una corretta raccolta differenziata provoca diverse distorsioni – si pensi alle numerose emergenze rifiuti nelle città – inaccettabili in un sistema alimentare globale che tende alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’obiettivo, quindi, è duplice:
- Azzerare gli sprechi alimentari: l’iniziativa parte dalle mura domestiche e dalle buone pratiche già in uso tra gli italiani, come la pianificazione del menu settimanale in base alle scadenze dei prodotti in frigorifero e l’acquisto di formati adatti all’unità familiare. Il calo demografico e la riformulazione dei nuclei familiari sono infatti un fattore importante nella gestione del cibo: diverse catene di grande distribuzione organizzata, soprattutto nelle regioni settentrionali più colpite dal calo demografico, hanno infatti aumentato l’offerta di porzioni alimentari di dimensioni adatte a micro-unità familiari di una o due persone.
- Portare il tasso di riciclo in ogni luogo d’Italia pari, se non superiore, a quello dell’Emilia-Romagna, la Regione più virtuosa: diffondere e attuare la pratica della raccolta differenziata richiede un intervento strutturale, a partire dalla creazione di nuovi impianti di smaltimento di vario tipo (compostaggio e trattamenti aerobici e anaerobici che producono rispettivamente fertilizzanti e biogas) laddove siano scarsi. Su questo, le disparità all’interno del Paese sono fonte di pericolosi squilibri di capacità: il Sud conta infatti 62 impianti di compostaggio e 7 di digestione anaerobica a fronte dei 173 e 47 rispettivamente che si trovano al Nord, provocando un deficit regionale nella capacità di assorbimento dei rifiuti pari fino al 700% in Campania (CIC, 2019). Si deve poi insistere sulla sensibilizzazione al tema, non solo tramite sistemi di incentivi e sanzioni, ma anche con campagne che evidenzino i danni ambientali ed economici dello spreco indifferenziato, una strategia già supportata, sempre secondo Waste Watcher, da più dell’80% degli italiani.