Dalle foreste alla tavola: un equilibrio da proteggereDI ERIKA LOH

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Oggi celebriamo la Giornata Internazionale delle Foreste, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. È l’occasione per riflettere sull’importanza strategica delle foreste e sull’urgenza di proteggerne la biodiversità senza rinunciare allo sviluppo economico e al benessere delle comunità che da esse dipendono.

La nostra prospettiva è razionale e pragmatica: supera la visione ideologica e ambientalista per promuovere un equilibrio tra tutela ambientale, sicurezza alimentare e sviluppo economico. Un equilibrio necessario per garantire la prosperità di intere filiere produttive a livello globale, specialmente in quelle regioni del mondo – come le foreste tropicali – dove la crescita economica è ancora fondamentale per migliorare le condizioni di vita di milioni di persone.

L’edizione 2025 ci riguarda da vicino perché dedicata al tema “Foreste e Cibo”. Un legame profondo che ci ricorda come dagli ecosistemi forestali dipendano la sicurezza alimentare e il sostentamento di milioni di persone nel mondo, in particolare delle comunità rurali e dei piccoli produttori agricoli.

LE FORESTE: UNA RISORSA PER L’AMBIENTE E L’ECONOMIA GLOBALE 

Le foreste sono vitali per il pianeta e il benessere di miliardi di persone. Regolano il clima, favoriscono la biodiversità e arricchiscono i suoli, rendendo fertili le aree agricole vicine – destinate alle piantagioni di cacao, caffè, olio di palma e spezie, che prosperano ai margini delle foreste tropicali.

Ospitano impollinatori cruciali per molte colture e proteggono i territori da erosioni e frane, salvaguardando comunità e infrastrutture agricole. I bacini forestali forniscono il 75% dell’acqua dolce mondiale, essenziale per agricoltura, industria e consumo umano.

Le foreste sono anche fonte diretta di cibo e risorse: frutta, semi, radici e legname. Oltre cinque miliardi di persone dipendono da questi prodotti per alimentarsi, curarsi e sostenersi ogni giorno, mentre due miliardi utilizzano legna e combustibili forestali per cucinare e riscaldarsi.

LA DEFORESTAZIONE: UN FRENO ALLO SVILUPPO RESILIENTE E SOSTENIBILE 

La deforestazione non è solo un problema ambientale o etico. È una questione economica e sociale che frena lo sviluppo sostenibile. Ogni anno perdiamo circa 12 milioni di ettari di foresta, con effetti negativi sul clima e sulle emissioni globali di gas serra, pari al 12-20% delle emissioni mondiali (FAO).

Dal 2001 al 2023, secondo Global Forest Watch, abbiamo perso 488 milioni di ettari di copertura forestale. Una quota significativa di questa perdita – il 22% – è legata direttamente a deforestazione programmata per fare spazio a colture agricole o infrastrutture.

La perdita di foreste ha conseguenze gravi sulla produzione agricola stessa: altera il microclima, riduce la fertilità dei suoli e mina la disponibilità d’acqua, aggravando le difficoltà dei produttori agricoli e riducendo la competitività delle filiere agroalimentari.

GUATEMALA E INDONESIA: MODELLI DI SVILUPPO COMPATIBILE 

La buona notizia è che la deforestazione si può fermare senza bloccare la crescita economica. Indonesia e Guatemala, due tra i principali esportatori globali di materie prime agricole, lo dimostrano.

Tra il 2015 e il 2022, l’Indonesia ha ridotto la deforestazione del 67%, il Guatemala dell’81% (World Resources Institute). Merito di un approccio integrato che ha coinvolto politiche pubbliche, investimenti delle imprese e innovazione tecnologica nelle pratiche agricole.

La filiera dell’olio di palma, spesso criticata, è oggi uno dei settori dove i risultati sono più evidenti: i grandi produttori si sono dotati di tracciabilità, certificazioni e pratiche agricole più sostenibili. Le aziende europee – trasformatori e retailer – hanno dato un contributo decisivo a questa trasformazione, investendo in filiere più responsabili e incentivando la produzione certificata.

CARNE E FORESTE: UN’ALLEANZA POSSIBILE

Negli ultimi decenni, anche il settore della carne ha adottato pratiche più sostenibili per contrastare la deforestazione. Nell’area mediterranea, la tradizione millenaria del silvopastoralismo integra allevamento e tutela forestale, creando un equilibrio vantaggioso per l’ambiente.

Le Dehesas spagnole, i Montados portoghesi e i Meriagos sardi ne sono esempi concreti: il bestiame contribuisce alla gestione del paesaggio, prevenendo incendi e favorendo la biodiversità, mentre i boschi offrono pascolo e sequestrano carbonio.

Negli ultimi 50 anni, le superfici silvopastorali italiane si sono triplicate, dimostrando che un allevamento ben gestito non solo favorisce la conservazione delle foreste, ma contribuisce anche alla rigenerazione degli ecosistemi, facendo della produzione di carne un elemento chiave per la sostenibilità.

EUDR: BENE GLI OBIETTIVI, SERVONO PRAGMATISMO E ATTENZIONE ALLE IMPRESE

In questo contesto si inserisce il Regolamento dell’Unione Europea sulla Deforestazione (EUDR), che entrerà in vigore il 30 dicembre 2025. L’obiettivo è condivisibile: impedire che alcuni prodotti venduti nell’UE contribuiscano alla deforestazione globale, proteggendo gli ecosistemi forestali e i diritti delle comunità locali.

Tuttavia, l’EUDR rischia di trasformarsi in un ostacolo per le imprese e per lo sviluppo delle filiere agroalimentari europee e internazionali. Come spesso accade, l’approccio top-down adottato da Bruxelles ha trascurato la complessità e le differenze tra le singole filiere e le specificità produttive di ciascun paese.

Se non sarà applicato con equilibrio e buon senso, l’EUDR potrebbe diventare un onere burocratico insostenibile per migliaia di imprese, riducendo la competitività europea e danneggiando proprio quei Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di investimenti per migliorare le proprie pratiche agricole.

Per questo abbiamo invitato la Commissione europea e i governi nazionali, Italia in testa, a lavorare per garantire un’applicazione uniforme, pragmatica e graduale del regolamento.

Serve istituire tavoli tecnici dedicati alle diverse categorie di commodity coinvolte – cacao, caffè, soia, olio di palma, gomma – per affrontare insieme ai produttori le criticità operative e costruire soluzioni efficaci.

Le autorità competenti, come già sta facendo l’Olanda, dovranno muoversi subito, sfruttando il tempo a disposizione fino alla piena entrata in vigore. Solo così sarà possibile accompagnare le imprese nella transizione, evitare blocchi delle importazioni e difendere la competitività dell’agroindustria europea, senza rinunciare alla protezione delle foreste.

Proteggere le foreste non significa bloccare la crescita economica o penalizzare le imprese, ma investire in innovazione, responsabilità e sviluppo sostenibile delle filiere agroalimentari. È questa la sfida che dobbiamo affrontare con realismo e pragmatismo, per un futuro che garantisca sia la tutela dell’ambiente che la prosperità delle persone.

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