La Dignità Viene LavorandoL'IDEA DI PIETRO PAGANINI
- 12 July 2018
- Posted by: Competere
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Il conflitto democratico è il fondamento di ogni Liberaldemocrazia, soprattutto su questioni di fondamentale importanza come il lavoro. Ma richiede tempo. Non può essere risolto con poche ore di tavolo istituzionale, che sembrano più un’opportunità politica che un luogo di confronto, o con qualche tweet. In questa fase storica stiamo sperimentando una delle più straordinarie trasformazioni sociali degli ultimi secoli. La Rivoluzione Industriale è stata un primo grande assaggio. La Rivoluzione del Digitale potrebbe avere un impatto maggiore, se non altro perché si evolve ad una velocità troppo elevata per le nostre capacità cognitive.
Dobbiamo rimanere calmi: serve tempo per comprendere le trasformazioni in atto. Occorre ancora pazienza per trovare delle soluzioni.
PERCHÉ È IMPORTANTE? Decisioni affrettate sul mercato del lavoro rischiano di produrre riforme incomplete che nel lungo termine non rispondono ai problemi da affrontare. Le discussioni partigiane – oltre le consuete prassi negoziali – non aiutano a comprendere la complessità del problema e quindi a trovare le soluzioni adeguate.
L’INTERVENTO DOVUTO Il Governo, o almeno la parte più interessata ai problemi del lavoro e del futuro, ha correttamente compreso che le trasformazioni del mercato del lavoro sono una grande opportunità, soprattutto per i giovani. Ha anche colto la problematica principale del processo di cambiamento: molti rischiano di restare esclusi dai vantaggi che dovrebbero invece ricavarne. È il caso della flessibilità a cui non seguono adeguati salari che, ad oggi, rimangono stagnanti come la produttività.
UN ESEMPIO CLASSICO Un giovane può godere di un mercato flessibile che può significare svolgere più lavori contemporaneamente. Questi devono però garantire adeguate risorse affinché il giovane possa beneficiarne in concreto e proteggere la propria prosperità. Il concetto diventa ancora più importante quando il lavoro si trasforma sotto la spinta tecnologica e, di conseguenza, diventa necessario un periodo di formazione e/o compensazione fuori dal mercato.
Il processo qui sintetizzato deve essere favorito per creare occupazione ma anche per favorire la produttività, i consumi e in generale la crescita economica.
CI HANNO VISTO BENE Come si accennava, il problema è stato colto, ma LA STRADA INTRAPRESA NON SEMBRA LA MIGLIORE. Le soluzioni trovate non sembrano in grado di soddisfare le problematiche attuali. Il Decreto Dignità non risponde alle istanze che in campagna elettorale sono state sollecitate (ci si aspettava una rivoluzione) e non solletica nemmeno le questioni centrali su cui si basa il mercato del lavoro.
JOBS (IN)ACT La riforma voluta dal precedente Governo ha messo una pezza al problema, ma egualmente non lo ha affrontato. Alla stregua di un antidolorifico, ha alleviato il dolore senza eliminarlo. Se infatti è vero che serviva un cambiamento sul regime dei contratti per garantire dinamismo al mercato, non è stato compreso che occorre creare le condizioni affinché questo dinamismo porti dignità, o meglio, come piace a noi, quelle condizioni di competitività con cui si coltiva la prosperità.
CHE FARE ORA? Non serve aprire un tavolo. Ne servono mille. Serve una riflessione che richiede tempo e che aiuti a comprendere ciò che sta avvenendo e che avverrà. Soprattutto, servono politiche attive che vengano garantite da attori affidabili e competitivi sul mercato. Siano essi di natura pubblica o di natura privata. Solo così potremo elaborare delle soluzioni di lungo termine che possano favorire quell’ecosistema competitivo di cui abbiamo bisogno.
IL NOSTRO INVITO Come think tank da anni portiamo avanti il tema del lavoro e delle riforme auspicabili. Vogliamo invitare il Governo a confrontarsi maggiormente con tutte le parti per giungere ad analisi e soluzioni condivise. Ne abbiamo davvero bisogno