Disastri Ambientali: la Tecnologia Può Bastare?L'Idea di Competere
- 5 September 2017
- Posted by: Competere
- Categories: News, Sustainable Nutrition
La prima lezione che dovremmo imparare dalla tragedia di Ischia è la più ovvia, ma non sempre compresa: i terremoti costano e non possono diventare l’ennesima occasione per lesinare sulla realizzazione di infrastrutture idonee a mitigare le conseguenze del disastro.
In questa ottica la tecnologia può venirci in aiuto. Fermo restando l’impossibilità di prevedere con largo anticipo la data di un terremoto, esistono dei modelli estremamente precisi del rischio sismico. Un combinato disposto tra valutazione tecnica e cultura politica potrebbe considerare un buon investimento l’introduzione di pacchetti di sostegno all’economia, come stanziamenti per opere di prevenzione o di supporto nei casi di emergenza.
Un esempio virtuoso in questo senso è il Giappone. Grazie ad un complesso sistema di regole il Sol Levante è, ad oggi, all’avanguardia in tema di prevenzione, con l’85% delle strutture pubbliche e il 95% delle scuole realizzate con criteri antisismici. Ma la differenza tra Giappone e Italia sta, non solo nel tipo di edilizia, ma soprattutto nel tipo di educazione alla catastrofe ambientale: un’educazione diffusa con momenti culminanti come le esercitazioni civili di massa ripetute ogni anno. Si tratta di un modello a cui guardare e che obbliga ad interrogarci su come sia possibile contribuire a prevenire i danni derivanti da eventi catastrofici anche in Italia. La tecnologia ha in questo frangente un ruolo fondamentale:
I modelli. Se prevedere con anticipo e in tempi utili la data di un sisma è ancora scientificamente impossibile, si può, invece, prevedere la localizzazione geografica di questi eventi. Sono modelli che funzionano abbastanza bene per individuare con precisione il rischio sismico che corre una certa area, anche piuttosto ristretta, in un arco di tempo sufficientemente ampio.
Seismic Retrofit. Adeguamento antisismico, un complesso di tecniche per intervenire sui vecchi edifici esistenti e renderli più sicuri. Un campo in cui gli ingegneri italiani sono all’avanguardia a livello mondiale ma le cui soluzioni sono rarissimamente applicate nel nostro Paese. Basti pensare che per l’adeguamento degli edifici privati non ci sono obblighi di legge ma solo gli incentivi fiscali del 65% per alcuni Comuni. Discorso (non tanto) diverso per le strutture strategiche, come scuole ed ospedali, per cui gli obblighi ci sarebbero, così come i programmi per intervenire ma non per attuarli.
L’educazione. Dopo la messa in sicurezza antisismica degli edifici, sono quelli educativi gli interventi di prevenzione più efficaci, perché durante un’emergenza non c’è tempo di riflettere. Perciò la capacità di reagire con lucidità e adottare comportamenti automatici può salvare molte vite.
L’allerta immediata. Nei secondi successivi alle prime rilevazioni dei sismografi, la priorità è divulgare un’allerta tempestiva per dare il tempo di mettersi al riparo. In Giappone esiste un sofisticato sistema pre-allarme in grado di avvertire la popolazione, basato su una rete di sensori situati in tutto il Paese. Non appena si avverte l’imminenza di un sisma l’allarme viene lanciato sovrapponendosi ai programmi televisivi in diretta, indicando forza e localizzazione presunta del sisma. Si tratta di pochi secondi d’anticipo, ma spesso sono quelli a fare la differenza.
Di fronte ad un disastro ambientale, la tecnologia offre già alcuni strumenti che possono concretamente salvare vite umane in tutte le fasi, dall’allerta fino al primo soccorso. Ma l’innovazione sociale ha bisogno di sostegno politico – scegliere come e dove investire – e di un’educazione al rischio ma anche al buon senso, altrimenti i modelli e la prevenzione rimangono solo un altro bel tentativo.