Economia nella tempesta perfetta: quali sono le contromisure?L'IDEA DI GIUSEPPE ARLEO

Tratto dal blog “Econopoly”, del Sole 24 Ore, di cui Giuseppe Arleo è contributor.


Le opinioni sulle prospettive economiche globali sono diverse ma tutte orientate verso un non molto velato pessimismo: alcuni economisti parlano di “policrisi” e di rischio concreto di stagflazione nei prossimi anni (come Laurence Summers), altri di recessione imminente e bassa crescita (come Paul Krugman), altri ancora (come Nouriel Roubini) pongono l’attenzione sull’esistenza di svariate minacce che, in un orizzonte di medio periodo, potranno seriamente mettere a rischio le traiettorie di sviluppo del nostro pianeta rispetto a quanto atteso solo pochi mesi fa.

ECONOMIA, LE NUOVE PREVISIONI 

A giudicare dalle nuove previsioni recentemente diffuse sia dal Fondo Monetario Internazionale che dall’OCSE sulle prospettive dell’economia globale, la situazione si va complicando in maniera molto preoccupante. In particolare, nel breve periodo è previsto un forte rallentamento globale che è atteso protrarsi anche il prossimo anno e che colpirà in maniera più profonda i paesi industrializzati e soprattutto l’Europa. Il FMI ha rivisto al ribasso la crescita globale per quest’anno (+3,2%) e per il prossimo (+2,7%), segnalando una recessione tra la fine di quest’anno e i primi mesi del prossimo, sia negli Stati Uniti che in Europa. Tra i principali paesi europei Italia e Germania sono tra i più a rischio a causa della forte dipendenza dal gas russo: il loro PIL è previsto arretrare rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3% nel 2023.

L’IMPROVVISO ECCESSO DI DOMANDA   

La ripresa economica conseguente all’attenuazione delle misure di contrasto al Covid-19 dopo la prima fase della pandemia, ha generato un eccesso di domanda non adeguatamente compensato dall’offerta che ha provocato il blocco ulteriore dell’attività in alcuni importanti settori (si pensi per esempio alla produzione di semiconduttori e alle conseguenze sui tanti settori di applicazione di questa tecnologia) ed esercitato pressioni al rialzo sui prezzi delle materie prime.

Le diverse ondate di pandemia e le chiusure che si sono susseguite nei mesi successivi hanno accentuato le interruzioni dell’offerta e gli aumenti dei prezzi. Il colpo di grazia è arrivato dall’invasione russa dell’Ucraina, che ha generato tensioni geopolitiche, pressioni sui costi delle materie prime energetiche (soprattutto il gas di cui la Russia è tra i più grandi esportatori) e alimentari (Russia e Ucraina esportano il 30% di grano e mais a livello globale). Le tensioni geopolitiche e la divisione in sfere d’influenza attorno ai blocchi di potere economico costruiti intorno a Stati Uniti e Cina hanno sollevato ulteriori preoccupazioni e incertezza, accelerando il processo di deglobalizzazione che già la pandemia aveva avviato e che porterà, secondo alcuni osservatori, a un accorciamento delle catene globali del valore all’interno di “regioni economiche” vicine o intorno a paesi amici dal punto di vista culturale e geopolitico (c.d. “friendshoring”).

LA GRANDE MALATTIA, L’INFLAZIONE 

Secondo il FMI l’inflazione globale aumenterà dell’8,8% nel 2022 e si attesterà al 6,5% nel 2023. L’elevata inflazione sta già determinando un aumento dei tassi ufficiali da parte delle banche centrali e la politica monetaria dovrà mantenere una strategia restrittiva per ripristinare la stabilità dei prezzi, anche a costo di provocare un impatto negativo sulla crescita.

Il peggioramento atteso deriva, dunque, dalla contestuale presenza di diversi fattori che hanno un impatto economico negativo: inflazione ai massimi degli ultimi quarant’anni sia in Europa che in USA; aumento dei tassi ufficiali con effetti sul costo del debito per famiglie e imprese (e un rallentamento di consumi e investimenti), accresciuta incertezza che genera risparmio precauzionale, rischi derivanti dalle possibili interruzioni delle forniture di gasrusso in Europa.

Come limitare gli effetti negativi di queste diverse crisi? È necessario che la politica fiscale agisca per alleviare le pressioni sul costo della vita, dando sollievo a famiglie e imprese, pur mantenendo un atteggiamento sufficientemente rigido in linea con la politica monetaria. Le riforme strutturali saranno necessarie per sostenere ulteriormente la lotta all’inflazione, migliorando la produttività e allentando i vincoli di approvvigionamento, mentre la cooperazione multilaterale è necessaria per accelerare la transizione verso l’energia verde e prevenire la frammentazione.

PRODUTTIVITÀ vs BUROCRAZIA  

L’analisi economica dell’OCSE già nel 2015 mostrava che il lag in produttività, nel mondo interconnesso di oggi, richiede stabilità, non solo finanziaria, nei mercati in cui le aziende operano, e soprattutto attraverso le loro filiere, Global Value Chains. Sfortunatamente le aziende continuano a soffrire nel doversi districare in processi burocratici, amministrativi e regolamentari eccessivamente complessi ed onerosi: frammentazione e frizioni continuano a frenare, se non impedire, un flusso efficiente di capitali, prodotti, semilavorati e persone, contribuendo a costi non necessari per le imprese.

Esempio pratico sono i tempi eccessivi che le aziende devono attendere nel ricevere i pagamenti a loro dovuti, tempi che si allungano quanto più grande è il debitore e quanto più piccolo è il creditore: migliorare i flussi di cassa contribuisce positivamente al finanziamento delle aziende riducendo l’eccessivo ricorso al debito, e soprattutto ad un debito che finanzia la gestione di cassa piuttosto che gli investimenti.

ECONOMIA, SERVE UN VOLANO  

La pandemia ha evidenziato quanto le aziende siano interconnesse e quanto di fronte all’emergenza, moltissimi processi siano stati semplificati, permettendo alle aziende di continuare ad operare. Oggi queste semplificazioni stanno rientrando. Gianluca Riccio (Vice Presidente del Finance Committee del Business, OECD) si chiede “perché è necessaria l’emergenza di una pandemia per supportare concretamente la produttività delle imprese? E quindi guardando alla congiuntura attuale, perché non utilizzare la grande sfida per la sostenibilità come opportunità per creare ecosistemi che permettano alle aziende di operare in maggior efficienza e quindi incrementare la loro produttività? Meccanismi che permettano di accelerare la transizione ecologica, ma al contempo essere volano per tutta l’economia“.

In Europa, inoltre, è necessario intervenire per ridurre la dipendenza dal gas russo e dalle materie prime critiche (c.d. terre rare, oggi in mano alla Cina) cruciali per accompagnare la cosiddetta twin transition, ovvero la transizione energetica e digitale. Infine, con particolare riferimento all’Italia, è necessario fare leva sugli interventi previsti dal PNRR che, nel medio periodo, porteranno significativi vantaggi in termini di recuperi di produttività e incrementi di crescita potenziale, oltre che per creare le condizioni per un sistema economico sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, in modo da affrontare con successo le sfide che si prospettano all’orizzonte.

Consulta Econopoly a questo link

Illustration by Jasper Rietman for the NYT >>>

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