Etichette: il “Senza” a Rischio Imborglio per i ConsumatoriComunicato Stampa
- 12 January 2018
- Posted by: Competere
- Categories: highlights, News, Sustainable Nutrition
“Il 95% dei consumatori crede che i prodotti ‘senza’ siano più salutari. Ma in quanti sanno che si tratta di uno strumento di marketing che le aziende alimentari impiegano per cercare di catturare più consumatori in un mercato estremamente competitivo e saturo? Le etichette che pretendono di assecondare il desiderio di salute dei consumatori in realtà stanno semplicemente rischiando di fuorviarli“. Così Pietro Paganini, intervenendo questa mattina a Kuala Lumpur davanti ad una platea di oltre 600 produttori, esportatori e raffinatori di olio di palma e che, tra i partecipanti annovera anche figure chiave del governo malese tra cui il Ministro dell’industria Seri Mah Siew Keong.
“Le ricerche che abbiamo realizzato nell’ultimo anno con il nostro Centro Studi – puntualizza Paganini – dimostrano che l’assenza di un ingrediente nelle etichette convince il consumatore (95%) che il prodotto è migliore, stimolando i meccanismi di scelta del nostro cervello. Parimenti le analisi effettuate a campione, fanno emergere che il 90% dei consumatori, per paura che le aspettative vengano poi disattese, si fermano all’etichetta, senza però verificare gli effetti che scaturiscono dall’assenza di un ingrediente: solo il 10% del campione infatti legge le tabelle nutrizionali e solo il 2% approfondisce con ricerche online“.
“L’esempio più eclatante di questo atteggiamento – spiega Paganini – è proprio quello dell’olio di palma, laddove la sua sostituzione con altri ingredienti non ha determinato un minor livello di grassi saturi e quindi prodotti più salubri così come non si tratta di ingredienti che provengono da coltivazioni più sostenibili“.
“La conseguenza – conclude Paganini – è che il consumatore viene confuso dalle etichette, acquista un desiderio ma consuma un’illusione. E purtroppo, come nel caso dell’olio di palma, le imprese si stanno approfittando di questo meccanismo, piuttosto che essere più responsabili, prima ancora che verso l’ambiente, verso i consumatori“.