Fake news e come (non) fabbricarleDI PIETRO PAGANINI
- 13 June 2022
- Posted by: Competere
- Categories: Empowering Consumers, highlights, News, Sustainable Nutrition
Articolo pubblicato su Formiche.net
Le fake news sono purtroppo diffuse anche da chi le vuole combattere a parole. Ecco alcuni esempi di manipolazione dell’informazione e diversi suggerimenti per aiutare il consumatore a farsi un’opinione.
Le fake news (notizie false) sono purtroppo diffuse anche da chi le vuole combattere a parole. Non si tratta di chi inventa o nega la realtà. Si tratta di manipolare la realtà fornendo una propria interpretazione per indirizzare il pensiero del lettore/ascoltatore.
- Chi promuove le notizie false ma anche chi manipola i fatti per convincere il lettore che siano veri non vuole fornire questo strumento ai lettori ma vuole preconfezionarli una verità.
I media russi per esempio, negano le evidenze o ne fabbricano di false per fabbricare una realtà fittizia. Ma anche i media occidentali, che si propongono di riportare il vero e sfatare le notizie false, tendono a riportare una realtà parziale con il supporto esclusivo delle evidenze che più convengono e con l’omissione di quelle che garantirebbero al lettore una fotografia almeno più ampia di quella che gli si vuole imporre.
Un esempio ancora più significativo, almeno per gli addetti ai lavori nel campo della nutrizione, è l’affermazione della European Food Safety Authority (EFSA) nel comunicato di presentazione del report 2016 sui contaminanti presenti negli oli vegetali “(…) i contaminanti di processo presenti nell’olio di palma, ma anche in alcuni altri oli vegetali, margarine, e in alcuni cibi processati, possono rappresentare un pericolo (…)”.
Per i media occidentali l’olio di palma (bene indicato nel commento Efsa) è diventato un pericolo per la salute, mentre gli altri oli, ugualmente a rischio (secondo il comunicato), non lo sono.
- Nessuno si è preoccupato di spiegare al consumatore il livello di pericolo (388 KG di biscotti al giorno per almeno 3 decenni, con un semplice calcolo seppure approssimativo).
- Nel 2018 l’Efsa ha rivisto il report in questione modificando per difetto la soglia di pericolo.
- Nel 2020 la Ue ha adottato un regolamento sui limiti di contaminanti che tutti gli oli che circolano in Europa devono rispettare.
Così per il glifosato e molti altri tra ingredienti e sostanze chimiche.
Le notizie sono rese vere o false dal lettore che deve avere gli strumenti per verificarle. Ciò non è nemmeno sufficiente. I fatti vanno falsificati. Falsificare non significa inventare fatti o travisare quelli esistenti. È l’atto di provare a dimostrare che esiste almeno un argomento che falsifica la verità. Non si lavora per confermare che un enunciato è vero, ma che è falso.
- Questo processo faticoso, che per molti è un esercizio di relativismo, aiuta il lettore a produrre più conoscenze e ad approfondire i fatti.
- È un esercizio frustrante che non ha mai fine ma che ci consente di creare più conoscenza. Infatti noi non dobbiamo cercare soddisfazione dai fatti, ma conoscenza.
Durante il recente Festival del Giornalismo Alimentare ho dimostrato come media, alcune agenzie pubbliche, diverse aziende, e Ong, abbiano manipolato l’informazione per fini ideologici/politici e commerciali.
Per far sì che si lavori per garantire al lettore/ascoltatore strumenti per farsi un’opinione ho suggerito di affidarsi al pensiero critico che consiste nel:
- individuare e riportare i problemi e poi esporre quanto osservato, e non viceversa;
- favorire la falsificazione alla verifica;
- escludere approcci ideologici;
- rinunciare alle emozioni e abituarsi alla frustrazione;
- le informazioni non sono opinioni ma strumenti di scelta.
Per un giornalista o per chi vuole raccontare dei fatti, significa in pratica:
- il lettore non è stupido, e ha a disposizione molti strumenti per falsificare quanto gli viene proposto;
- evitare titoli roboanti;
- non scrivere per il SEO ma per il lettore;
- essere semplici e concisi;
- spiegare perché il fatto è importante;
- riportare più fonti possibili.