Gli allevamenti non sono il problema, ma una parte della soluzioneDI PIETRO PAGANINI

L’HuffPost ha pubblicato un commento di Pietro Paganini in merito al ruolo della zootecnica nelle emissioni di gas serra, sottolineando come grazie all’innovazione e a un approccio informato, il settore possa ridurre l’impatto ambientale, garantendo al contempo sicurezza alimentare.

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Gli allevamenti sono spesso accusati di essere tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra, con un impatto ambientale addirittura superiore a quello dei trasporti. Tuttavia, questa narrativa, amplificata negli anni da un approccio ideologico e da interessi commerciali, è fuorviante e distoglie l’attenzione dalle vere priorità climatiche. La convinzione che il settore zootecnico superi i trasporti in termini di emissioni globali ha origine nel report FAO “Livestock’s Long Shadow” del 2006. Questo documento, vecchio ormai di vent’anni, ha diffuso un confronto distorto, che dal tempo della sua pubblicazione non è stato più sconfessato. Tant’è che successive ricerche, altrettanto pretestuose, hanno mantenuto questo approccio. Mentre per la zootecnia le emissioni sono state calcolate lungo l’intero ciclo produttivo della carne, dai cereali alla distribuzione e consumo, per i trasporti sono stati conteggiati solo i gas di scarico, ignorando l’intero ciclo produttivo, dai materiali alla produzione di energia.

Questa metodologia ha alimentato, per quasi vent’anni appunto, una falsa percezione del settore zootecnico, che in realtà contribuisce solo al 5,8% delle emissioni globali di CO2 equivalente. In confronto, i combustibili fossili rappresentano il 78,4%, con il settore industriale, residenziale e i trasporti tra i principali responsabili.

Il metano prodotto dai bovini, spesso criticato, segue un ciclo naturale e rinnovabile: le piante assorbono CO2 dall’atmosfera, i bovini trasformano la cellulosa in metano, e il metano si decompone in CO2 entro 9-12 anni, chiudendo un ciclo a somma zero senza introdurre nuovo carbonio nell’atmosfera.

A contrario, i combustibili fossili rilasciano carbonio accumulato in milioni di anni, che si somma all’atmosfera e si accumula per secoli, aggravando la crisi climatica. Paragonare il metano biogenico a quello fossile è quindi un errore che semplifica un problema complesso e rischia di penalizzare un settore fondamentale per la sicurezza alimentare.

Nonostante il suo contributo ridotto alle emissioni globali, la zootecnia continua a evolversi, introducendo soluzioni innovative per ridurre ulteriormente il suo impatto ambientale. L’uso di additivi alimentari per limitare il metano prodotto durante la digestione e le tecnologie per catturare il metano dai reflui, trasformandolo in energia, sono solo alcune delle innovazioni che rendono il settore una risorsa climatica, capace di contribuire a un futuro più sostenibile.

Gli allevamenti non sono il problema, ma una parte della soluzione. Con un approccio informato e il supporto all’innovazione, il settore può continuare a bilanciare sicurezza alimentare e riduzione delle emissioni, affrontando le sfide globali in modo concreto e sostenibile.

 

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