Il Governo dello ZerovirgolaL'articolo di Pietro Paganini per Affaritaliani.it, 5 Agosto 2016
- 5 August 2016
- Posted by: Competere
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Il Governo continua a vantarsi degli zerovirgola positivo. Fosse una formica ne accumulerebbe tanti per fare un’unità, purtroppo è una cicala. L’inverno però non è lontano. Così la disoccupazione inverte la rotta, seppure di zerovirgola, e torna a salire. Le cicale di Palazzo Chigi ignorano lo stop e celebrano il ritorno alla crescita dell’occupazione, dello zerovirgola – che è pur sempre una buona notizia – facendone un mantra mediatico. La continua oscillazione degli zerovirgola dimostra che il Governo non si sta occupando di politiche del lavoro.
Il Jobsact – di per sé una buona riforma – aggiorna e riordina i contratti, ma non crea lavoro. Gli incentivi in stabilità sono un espediente per creare occupazione nel breve termine, cioè uno dei tanti tentativi di stimolare l’euforia degli italiani. Il costo è molto alto rispetto ai risultati. Per dimostrare l’inconsistenza di quanto è stato fatto fino ad ora, oltre agli zerovirgola, è sufficiente porre al governo una semplice domanda: quali lavori (professioni) intende creare.
Il Governo non lo sa. Le ragioni sono molteplici, su tutte, la non esistenza di un piano di sviluppo paese (non solo politiche industriali, ma un’idea dell’economia e della società di domani). Il Jobsact riconosce il cambiamento nel mondo del lavoro e cerca di adattarne i contratti, mentre gli incentivi sono sparati a pioggia su chiunque assuma. Sarebbe interessante sapere quali lavori – come qualità non quantità – sono stati creati. Per continuare a competere a livello globale e per tornare a crescere abbiamo due strade: produrre a basso costo grandi quantità o innovare, cioè creare oggetti unici e avanzati.
Non siamo più in grado di produrre tanto e a basso costo, per cui ci resta una sola via. Per innovare servono innovatori, e quindi professioni precise in settori specifici. Meglio, gli innovatori del futuro sono lavoratori che sono in grado di reinventarsi e adattarsi ai rapidi cambiamenti sociali ed economici. Questo conferma che la creazione di nuovi posti passa dalla scuola. Nell’interesse del nostro paese non dovremmo creare zerovirgola oggi ma, con pazienza, grandi unità domani. La pazienza però non appartiene alle cicale.