Grano, le Domande di Competere a ReportL'idea di Competere

Il programma Report, in onda su RAI3, ha provato a convincere il consumatore che le industrie della pasta così come i produttori esteri di grano sono degli imbroglioni. Un’accusa che potrebbe essere ribaltata verso chi usa le parole e le immagini (Report) solo per sollecitare emozioni, e soprattutto, per inibire qualsiasi ragionamento scientifico.

Il servizio di Report sul grano andato in onda ieri sera, 30 ottobre, è stato incentrato sul glifosato, un prodotto chimico di cui la Commissione Europea consente l’impiego entro certi parametri, peraltro strettissimi. Nonostante il maldestro tentativo di denuncia, la trasmissione di RAI3 ha, involontariamente, evidenziato tre punti:

  1. Il grano che arriva in Italia è controllato due volte: in uscita e in entrata. Rispetta la legge.
  2. Il glifosato riscontrato nella pasta italiana è di molto sotto i limiti di legge.
  3. I pastai italiani sono costretti ad acquistare il grano all’estero.

Le argomentazioni di Report si basano sulla presunta cancerogenicità del glifosato “come dimostrato da alcuni studi”. La UE non li ritiene sufficienti perché i suoi decisori sono in conflitto di interesse, perché è vittima delle lobby, e soprattutto perché i suoi studi sarebbero viziati dalla pressione delle multinazionali.

Alla luce di queste informazioni viene da chiedersi se non fosse stato il caso di costruire un servizio – magari noioso ma certamente più serio – sul glifosato. In questo caso, sarebbe stato necessario produrre evidenze scientifiche solide per contrastare le decisioni della UE (eliminare il glifosato in 5 anni). Ciò non è stato fatto.

Report ha perso così l’occasione per spiegare agli italiani come si fa la pasta e come si produce il grano. Avremmo appreso che fare la pasta è tecnicamente complesso, così come coltivare grano duro di qualità e miscelarlo per ottenerne le semole migliori.

Proviamo noi a rispondere ad alcune domande ignorate, ma fondamentali:

Perché i pastai italiani comprano il grano dall’estero?

Report allude a ragioni esclusivamente economiche. Non è così. Le aziende ricorrono al grano estero perchè è mediamente migliore di quello italiano. Quello nostrano per giunta, non è sufficiente a coprire il fabbisogno.

Sull’origine del grano. Perchè non analizzare i vantaggi e gli svantaggi per imprese e consumatori?

Il vantaggio nelle importazioni significa non solo soddisfare la domanda di quantità, ma anche di qualità della pasta.

Non sono state spiegate nemmeno le ragioni per cui la produzione di grano in Italia è qualitativamente povera, quantitativamente scarsa, e soprattutto frammentata.

Avremmo scoperto che forse i contadini sono povere vittime, certamente non lo sono alcune corporazioni che li rappresentano. Gli incentivi piovono a pioggia e il mercato resta polverizzato. Il numero dei macchinari acquistati grazie agli incentivi è esploso. Perchè non raccontare che restano sottoutilizzati ? Perchè non seguire il modello Nord Americano o francese?

Quello di cui l’agricoltura italiana ha bisogno è una riforma vera come abbiamo proposto qui.

Ieri sera si è persa l’occasione di affrontare un tema complesso seguendo il metodo sperimentale e presentando i fatti. È stato esaltato un protezionismo in contrasto con le esigenze del settore e sono state mortificate imprese che sono Ambasciatrici dell’eccellenza italiane. Inoltre sono stati confusi i consumatori con informazioni parziali e troppe ipotesi senza verifica.

Peccato.

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