Ideologia alimentare nel food: che impatto ha?INTERVISTA A PIETRO PAGANINI - IL BOLLETTINO
- 12 January 2024
- Posted by: Competere
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Il presidente Pietro Paganini è stato intervistato da Edoardo Lisi sul problema delle politiche alimentari. L’intervista è stata pubblicata sulla rivista Il Bollettino, fondata nel 1876 da Ferdinando Bocconi e Angelo Brambilla.
Puoi leggere l’intervista completa su Il Bollettino o una sintesi qui sotto.
Dopo guerre, siccità e caro prezzi, un nuovo pericolo incombe sul mondo del food: l’ideologia alimentare. I bollini fronte pacco e il Nutri-score introdotti dall’Unione Europea trasformeranno il cibo nel nuovo iPhone? «Dicono che alcuni cibi influiscono negativamente su salute e sostenibilità, per questo dovremmo eliminarli e sostituirli con altri che hanno un minore impatto sul notro corpo e sull’ambiente. C’è la pretesa di imporre alcuni nutrienti rispetto ad altri, senza tenere presenti le peculiarità di ciascun territorio. C’è anche il tema del costo della transizione, l’industria tenderà a chiudere», spiega Pietro Paganini.
IPHONIZZAZIONE DEL CIBO VS DIVERSIFICAZIONE ALIMENTARE
«È una provocazione, un parallelo con l’iPhone o prodotti simili globali in un’economia di scala. Hai un prodotto venduto così com’è senza modifica per adattarlo ai gusti di ogni Nazione. Questo non solo perché rispondono alle esigenze di tutti, ma anche perché c’è un’omogenizzazione del gusto. Con il cibo stiamo andando nella stessa direzione, con una differenza. Mentre gli altri prodotti sono imposti attraverso marketing e un processo globale, per quanto riguarda invece il cibo l’omologazione è imposta attraverso una serie di politiche pubbliche, che vanno sotto la definizione di salute pubblica e portano a eliminare alcuni nutrienti, imponendone di nuovi che hanno dei gusti e delle caratteristiche globali. Elementi che aiutano le imprese a mettere sul mercato alimenti che vanno bene in tutto il mondo. Questo fa sì che gli alimenti locali, come quelli che compongono la dieta Mediterranea, rischino di essere spazzati via. Questi strumenti sono i bollini fronte pacco, come il Nutri-score, le tasse di scopo, ma anche la dieta planetaria. Assistiamo al tentativo di porre rimedio ai problemi di obesità e sostenibilità identificando prodotti con caratteristiche ben precise che dovrebbero essere consumati come dieta planetaria a livello globale».
QUANTA CONSAPEVOLEZZA SU NUTRI-SCORE IN ITALIA E UE?
«L’Italia ha sposato questo tema in risposta al Nutri-score perché si è accorta che colpisce l’azienda. Non si è colto che queste politiche vanno a colpire anche un elemento fondamentale: la libertà di scelta. Di fatto il consumatore con un bollino o una tassa viene indotto verso una direzione. Il consumatore dovrebbe essere educato a conoscere cosa mangia, al di là dei bollini che ti dicono solo che qualcosa è salutare o meno, ma non dicono perché. C’è una superficializzazione della realtà».
COME SI SUPERA L’IDEOLOGIA ALIMENTARE?
«C’è una soluzione. L’educazione facilitata dallo strumento tecnologico, cioè l’internet delle cose e l’intelligenza artificiale, che ci aiutano ad analizzarli. Ad esempio, ci ricordano di assumere proteine, vitamine. Stiamo andando verso quella direzione. Se non è regolata, è pericolosa, ma è uno strumento utile se lo utilizziamo bene. Non perdiamo tempo con bollini, tasse di scopo. Pensiamo alla tassa sullo zucchero. Queste politiche proibizioniste, anche se per scopi egregi, non portano i risultati sperati. Non aiutano a scegliere criticamente, facendo gli errori e ad imparare. É paradossale che andiamo a scuola per anni, impariamo di tutto, ma poi non sappiamo cosa scegliere. C’è un grande fallimento delle politiche di educazione alimentare. Non è l’ingrediente, ma la dose a fare male. Tutto può essere o non essere veleno. Il tema è aiutare 8 miliardi di persone ad avere accesso ad alimenti sani».
IFOOD PER PROMUOVERE LA LIBERTÀ DI SCELTA
«Il libro vuole aiutare il consumatore a capire le dinamiche dietro le scelte alimentari e rifocalizzare il ruolo della scienza, che non è fonte di verità ma di confronto, quindi muta continuamente. È un elemento su cui non dovremmo arroccarci su posizioni ideologiche. L’ultimo studio dell’Istituto Nutrizionale Carapelli sottolinea l’impatto positivo dell’olio di oliva sulla parte fisiologica, dimostrando che quello che si vede nei consumi è vero: contribuisce a ridurre l’obesità. Può funzionare da medicina, in dosi equilibrate: il problema è che oggi ne produciamo poco a causa anche dei cambiamenti climatici. Questo fa sì che il prezzo aumentino e la gente ne compri di meno. Se è buono dobbiamo promuovere la produzione e il consumo, non imponendolo ma trovando politiche che consentano di migliorarne la produttività. Anche il tema dell’eticità del marketing è importante. Il cibo ultra processato, ad esempio, ha 5 diversi ingredienti messi insieme. Bisogna distinguere tra l’aggiunta di un additivo per garantire la durata del prodotto oppure di altri. In Europa si tende a bollare alcuni prodotti: pensiamo all’olio di palma, demonizzato fino a che non ci siamo resi conto che in alcuni casi è l’alternativa migliore».
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