Internet dei Desideri, Cosa Aspettarsi dal FuturoL'Idea di Competere

Internet sta imponendo nuovi paradigmi che rischiano di non coinvolgere tutti i cittadini. Quella della rete è, infatti, una rivoluzione asimmetrica. Se da una parte un miliardo di persone nel mondo attende ancora un collegamento alla rete elettrica, dall’altra c’è chi lavora per collegare i processi fisici alle connessioni e alle intelligenze artificiali. Il momento è cruciale poiché questi trend incarnano le premesse e i pericoli per far progredire la società o aumentarne, invece, le disuguaglianze e la frammentazione.

Le manifestazioni di tanto progresso sono sotto gli occhi di tutti: veicoli che si guidano da soli, fabbriche intelligenti che hanno bisogno di operai sempre più qualificati, piattaforme di condivisione di beni e servizi, monete virtuali. E come la storia ci insegna, il progresso non è mai destinato a interrompersi.

Da un punto di vista socio-economico, le chiavi dietro questa accelerazione impressa dalla tecnologia della rete, sono almeno tre.

  1. Aziende-piattaforma, ossia nuovi modelli di business che usano la tecnologia per connettere le persone, organizzazioni e risorse in un ecosistema interattivo in cui possono essere create e scambiate incredibili quantità di valore. Tra le 115 aziende mondiali che valgono almeno un miliardo di dollari, il 70% sono già piattaforme.
  2. Internet delle cose (IoT), il cui reale impatto economico verrà percepito tra qualche anno, quando fabbriche e uffici sempre più smart e automatizzati avranno bisogno di meno persone ma più preparate. Le aziende che stanno adottando un modello connesso nei prossimi cinque anni potrebbero investire fino a 181 miliardi di euro per l’automotive e 39 miliardi in tecnologie finalizzate alla creazione di forza lavoro connessa, permettendo così a uomini e robot di lavorare fianco a fianco.
  3. Competenze. L’Unione Europea stima che nel 2020 avremo bisogno di 800mila persone con elevate competenze informatiche e tecnologiche, per questa ragione è urgente rivedere le politiche di formazione, ma anche riflettere su come adeguare il diritto del lavoro alle grandi trasformazioni in corso. Scuole e università sembrano non cambiare mai, adottando un modello formativo arcaico, che espone le competenze dei giovani ad un elevato e rapido rischio di obsolescenza. Non c’è dubbio che sia questa la più grande sfida posta all’Europa, poiché dall’accesso alla formazione e alle competenze digitali è legato lo stato di salute della nostra democrazia.

È evidente che, alla luce di questi tre grandi perni di cambiamento sociale ed economico, una discussione aperta su cosa gli europei debbano aspettarsi dell’Internet di domani, non è più rimandabile. I valori sanciti dal Trattato di Lisbona uniscono tutti gli Stati membri e l’evoluzione digitale offre l’opportunità per espanderli ma può anche comprimerli. La tecnologia precede sempre la politica, ma una regolamentazione organica nascerà solamente da una discussione aperta su come salvaguardare dignità, libertà e democrazia nell’era digitale.

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