Internet delle Cose in Stallo Italia: Ecco Perché Serve una RoadmapUn estratto dell'articolo di Benedetta Fiani per Agendadigitale.eu, 28 Marzo 2017
- 28 March 2017
- Posted by: Competere
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La rapidità del progresso, che consente agli oggetti più comuni di dialogare tra loro e con il mondo circostante, si sta rivelando l’apripista di un grandissimo numero di nuove applicazioni che promettono di migliorare la qualità della vita e di avere maggiori informazioni riguardo all’ambiente in cui questi oggetti si trovano. Per questo motivo, quando si affronta il tema dell’Internet of Things (IoT), occorre tenere a mente due parole chiave: progetto e realizzazione.
Secondo uno studio condotto da Cisco già nel 2013, l’IoT potrebbe subire un’ulteriore evoluzione, passando dalla connessione tra dispositivi al tentativo di connettere tutto ciò che esiste.
Però, al di là delle potenzialità che la diffusione dell’IoT promette di offrire, il rapido sviluppo delle nuove tecnologie evidenzia, in Italia, un ritardo cronicizzato nello stare al passo con i tempi. E con i competitor internazionali.
Non c’è dubbio che il Governo italiano abbia inviato qualche segnale positivo tramite il piano banda ultra larga e le task force sulle smart city. Ma il rischio è che questi progetti non siano sufficienti. Infatti il processo di digitalizzazione e automazione del nostro Paese non può prescindere dall’implementazione contestuale di vere e proprie politiche di sviluppo che coinvolgano, tra gli altri, la scuola e il lavoro.
Il primo ostacolo all’implementazione dell’IoT risiede nella diffusione della banda ultralarga dove c’è un importante divario da colmare rispetto ai Paesi dell’Unione Europea. Il problema principale riguarda i tempi eccessivamente lunghi per il rilascio dei permessi da parte degli enti proprietari delle aree interessate dalla realizzazione delle nuove infrastrutture, e questo nonostante l’intervento pubblico sia riuscito a ridurre il digital divide riferito alla banda larga nel nostro Paese, stando alla relazione della Corte dei Conti sull’attività del Mise nel periodo 2007-2015. Per intenderci, se nel 2005 il divario broadband ammontava al 15%, a fine 2015 questo si era ridotto all’1,03%, con una riduzione del 13,97%. Tuttavia il piano nazionale per la creazione delle infrastrutture a banda larga, che secondo le previsioni avrebbe dovuto essere realizzato tra il 2011 e il 2013, presenta un ritardo importante, e questo proprio a causa della matassa burocratica per il rilascio dei permessi da parte di comuni, province, Anas e la Rete ferroviaria italiana. La durata eccessiva dei procedimenti rimane comunque solo una parte del problema, perché parte del rallentamento è da imputare ai contenziosi instaurati dalle imprese partecipanti alle gare d’appalto, all’erogazione discontinua delle risorse finanziarie occorrenti e alla realizzazione di opere originariamente non preventivate.
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