Investire nel Patrimonio Culturale ItalianoAbbracciare la complessità per un domani più sostenibile.

Il Patrimonio rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future. Il nostro patrimonio, culturale e naturale, è fonte insostituibile di vita e di ispirazione
Commissione nazionale italiana per l’UNESCO

L’Italia possiede il più grande patrimonio culturale a livello mondiale, oltre il 70% dei tesori del mondo in appena 301.338 km². Quasi 5.000 musei, 6.000 aree archeologiche grandi e piccole, 85.000 chiese soggette a tutela e 40.000 dimore storiche censite. Tutto diviso tra proprietà pubbliche, private e miste. Le regioni con più strutture museali (29% del totale) sono Toscana (528), Emilia-Romagna (482) e Lombardia (409). Nel Mezzogiorno si concentra invece oltre la metà delle aree archeologiche (50,8%), il 30,7% si trova in Sicilia e Sardegna. A Roma e Firenze si contano quasi 200 tra musei, aree e monumenti. Un patrimonio inestimabile e irripetibile.

Abbiamo coscienza di tutto questo? Sappiamo dare al nostro Patrimonio il giusto valore?

PERCHÉ È IMPORTANTE

Negli ultimi dieci anni, purtroppo, non si è fatto molto. Significativa la riforma voluta da Dario Franceschini. La riforma Franceschini ha però dato “respiro” a pochi (a mio avviso troppo pochi) musei pubblici. Ha naturalmente fatto anche altro: ha lanciato l’Art Bonus (ottima idea, ma è solo a sostegno degli Enti Pubblici) e ha creato una direzione generale “Direzione Generale Creatività Contemporanea” che svolge le funzioni e i compiti relativi alla promozione e al sostegno dell’arte e dell’architettura contemporanee, inclusa la fotografia e la video-arte, il design e la moda. 

Con la riforma Franceschini si è finalmente iniziato a parlare di fundraising. Ricerca, nuovi allestimenti, manutenzione ordinaria e straordinaria, organizzazione di mostre, innovazione: i fondi servono e ne servono tanti, proprio perché il nostro patrimonio culturale è infinito. Dove prenderli? 

L’ITALIA NON INVESTE NELLA CULTURA

Secondo Federculture, in Italia non spendiamo molto per la cultura: siamo quartultimi in Europa (0,8%) in rapporto al Pil e terzultimi (1,7%) in rapporto alla spesa pubblica totale.  Comuni, Province e Regioni nel 2008 hanno speso circa 6 miliardi e 550 milioni di euro, diventati 5 miliardi e 849 milioni nel 2017. 

Quando mancano o diminuiscono i fondi pubblici, devono necessariamente intervenire i privati.

SERVE IL FUNDRAISING PER IL PATRIMONIO CULTURALE

Lo Stato e gli Enti Pubblici devono fare la loro parte, ma a questi si devono unire anche i cittadini e le aziende. Gli Enti pubblici e privati devono iniziare a fare regolarmente fundraising e non raccolta sporadica di fondi. Devono trovare e fidelizzare i propri sostenitori tra i tanti turisti, italiani e stranieri, che ogni anno ammirano le nostre meraviglie. Devono utilizzare tutti gli strumenti e tecniche di fundraising non puntare solo alle sponsorizzazioni perché le aziende hanno voglia di sentirsi parte del cambiamento e non meri firmatari di assegni. C’è molto da lavorare ma i risultati non tarderanno ad arrivare.

In Italia ci sono musei e aree archeologiche che usano il fundraising con ottimi risultati. Purtroppo, sono ancora troppo pochi. Basterebbe scorrere le liste del 5×1000 a sostegno della cultura per rendersene conto. Ci sono strutture con quasi un milione di visitatori che ricevono meno di dieci 5×1000 annualmente. Questo non accadrebbe mai in un’organizzazione non profit. 

Per approfondire l’argomento: “Fundraising e marketing per i musei” oppure “L’inestimabile valore: marketing e fundraising per il patrimonio culturale” di Gabriele Granato e Raffaele Picilli, Rubbettino Editore.

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