Italia Solo 50ma nell’International Property Rights Index 2018PRESENTAZIONE DELL'INTERNATIONAL PROPERTY RIGHTS 2018

Competere presenta in esclusiva su Il Sole 24 Ore l’International Property Rights Index 2018, l’indice internazionale che misura la tutela della proprietà intellettuale. Come stiamo andando?

Perché l’Italia è 50a nell’Indice Internazionale per i Diritti di Proprietà 2018 (IPRI 2018) che la Property Rights Alliance (PRA) presentato oggi a Johannesburg assieme a Competere?

La risposta è semplice anche se le motivazioni sono complesse. Culturalmente non amiamo troppo la proprietà, soprattutto i burocrati che dovrebbero implementare le norme per tutelarla. Le regole ci sono, così come sta migliorando la propensione dei cittadini a tutelare i propri asset, sia fisici sia intellettuali. Purtroppo mancano alcune fasi. A partire da quella esecutiva e di controllo, come nel caso della contraffazione, e da quella politica, dominata dalla grande instabilità e dalla mancanza di sanzioni efficaci.

PERCHÉ È IMPORTANTE? Le idee, i saperi e la conoscenza devono essere tutelati per garantire maggiore produttività e quindi crescita economica. Se vogliamo guidare la rivoluzione globale dell’Industria 4.0 (dell’automazione), dell’IoT, e dell’Intelligenza Artificiale dobbiamo imparare a tutelare i prodotti del nostro intelletto, siano semplici idee o manufatti sofisticati.

IL DIRITTO ALLA PROPRIETÀ è la base della libertà di contrattazione, che è semplicemente la libertà in azione. I diritti di proprietà promuovono la produttività e alimentano la crescita economica e lo sviluppo sociale. La proprietà è il mezzo più efficace per garantire ai cittadini i diritti e le libertà civili. Nelle Liberaldemocrazie un individuo diventa cittadino acquisendo anche il diritto alla proprietà, diventando cioè sovrano rispetto a quello che possiede.

SEI MILIARDI di persone soffrono di una protezione inadeguata dei loro diritti di proprietà. Solo 758 milioni di persone, il 13%, godono di protezioni adeguate per le loro opere artistiche, le invenzioni e la proprietà privata. Tre paesi, Finlandia, Nuova Zelanda e Svizzera (un quarto dell’uno per cento del mondo) hanno raggiunto le più alte protezioni sui diritti di proprietà, secondo l’International Rights Rights Index 2018. Gli Stati Uniti, invece, non sono più al 1° posto per quanto riguarda la voce “tutela della proprietà intellettuale” cedendo alla Finlandia questo primato.

I diritti di proprietà sono un indicatore chiave della prosperità economica e della stabilità politica nonché una componente fondamentale dell’innovazione. Non è un caso, infatti, che ai primi posti di questo speciale indice si trovino i paesi che innovano di più, come quelli Scandinavi, gli Stati Uniti, Singapore, la Svizzera.  L’Italia ancora una volta è in fondo alla classifica, se si considera la sua appartenenza all’area occidentale del mondo, con alcuni parametri che ne compromettono le performance quali gli alti livelli di corruzione, la lentezza della macchina giudiziaria, ma anche la scarsa facilità di accesso al credito per le imprese e gli innovatori.

Ricordiamo, infine, le parole del prof. Hernando De Soto, presidente dell’Institute for Liberty and Democracy di Lima e sostenitore della Property Rights Alliance, che ha commentato così i risultati dell’International Property Rights Index 2018: “i sistemi di diritti di proprietà deboli non solo le economie cieche non realizzano l’immenso capitale nascosto dei loro imprenditori, ma li trattengono da altri benefici come evidenziato dalle potenti correlazioni dell’indice di quest’anno: libertà umana, libertà economica, percezione della corruzione, attivismo civico e persino la capacità di connettersi a internet, per citarne alcuni”.

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