La Demografia PerdutaL'articolo di Benedetta Fiani per Affaritaliani.it, 6Maggio 2017
- 8 May 2017
- Posted by: Competere
- Category: News
Nel 2015, per la prima volta dal secondo dopoguerra, la popolazione italiana ha smesso di crescere. Un declino lieve, di per sé, ma preoccupante poiché i dati reali sono leggermente peggiori rispetto alle previsioni. Secondo i dati Istat, pubblicati pochi giorni fa, ci separano solo trent’anni dal picco di invecchiamento della popolazione italiana, ossia tra il 2045 e il 2050, quando le popolose coorti dei baby boomers passeranno dalla tarda età lavorativa alla senilità. In poche parole, abbiamo ignorato la demografia troppo a lungo.
L’Italia ha attraversato svariate fasi di crescita dal dopoguerra in poi, con diverse combinazioni tra l’incremento naturale e i flussi migratori. Nel 1951, la consistenza demografica del paese risultava di circa 47,5 milioni. Una crescita prodotta dalla “transizione demografica”, ovvero dal passaggio dagli elevati livelli di mortalità e di natalità del passato ai bassi livelli propri delle società avanzate contemporanee. I primi decenni del dopoguerra sono poi stati un periodo caratterizzato da una nuova effervescenza demografica, che ha toccato l’apice con il baby boom a metà anni Sessanta. Tra gli anni ‘80 e ‘90 del XX secolo la popolazione anziché crescere la popolazione ha iniziato ad invecchiare. A compensare, solo in parte, questo processo è intervenuta l’inversione dei flussi migratori: dall’eccedenza delle uscite ad una inedita e progressiva eccedenza delle entrate.
Tuttavia, lo scenario futuro è quello di una popolazione che diminuisce ed invecchia, con tutte le implicazioni del caso per il mercato del lavoro. L’età media dei dipendenti è ormai in quasi tutti gli ambiti prossima ai 50 anni ed oltre. Ma lo stupore è degli ingenui: è sufficiente pensare che tra il 2015 e il 2030 ci saranno 5,1 milioni in più di cittadini con età dai 55 anni e più, mentre i 15-24enni diminuiranno di 2,5 milioni. Sono numeri su cui è necessario riflettere, tenendo a mente che oggi ogni 100 lavoratori occupati ci sono 71 pensionati.
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