Le liberaldemocrazie non sono in crisiEstratto dell'editoriale "Il liberalismo tradito dalle élite" pubblicato su Il Sole 24 Ore, pubblicato martedì 15 maggio 2018

Possiamo stare tranquilli: le liberaldemocrazie occidentali non sono in crisi. L’avanzata dei populismi accompagnata dalla rianimazione grezza di ideologie defunte non è attribuibile al fallimento del liberalismo. La responsabilità va ricercata piuttosto tra tutti quei decisori pubblici che, in diversa maniera ma quasi sempre per calcolo interessato, hanno frainteso i principi fondanti delle liberaldemocrazie o non sono stati in grado di coglierne il funzionamento.

La classe politica e, in generale, l’establishment non hanno seguito il liberalismo. Ne hanno sfruttato il marchio per imporre il loro interesse anteponendolo a quello dei cittadini. È importante chiarirci su questo punto. Altrimenti non saremmo in grado di trovare le soluzioni ai problemi legati agli epocali cambiamenti che abbiamo il privilegio storico di vivere.

LIBERALISMO COME METODO – Il liberalismo non può entrare in crisi e fallire perché paradossalmente la crisi e il fallimento ne sono parte fondante. Il suo metodo gli consente cioè di rispondere alle trasformazioni del tempo attraverso gli esperimenti che consentono di bilanciare la convivenza tra individui diversi, al fine di aumentarne i liberi rapporti e favorirne la prosperità. Le ideologie, invece, drogano infondendo certezze illusorie senza riscontro nella realtà dei fatti.

SERVONO NUOVI DECISORI – Il problema è sempre il medesimo: come risolvere le cose che oggi non vanno e suscitano disagi eccessivi nella cittadinanza. Viste le tragedie delle teorie classiste e considerato che in occidente le scelte dovrebbero farle i cittadini, è assurdo riesumare le vecchie logiche di oppressi ed oppressori e presumere che esista la bacchetta magica con cui qualcuno possa guarire tutti. La soluzione passa dal cambiare proprio quei decisori e quelle élite che, governando male, hanno tradito i cittadini. Più si ritarda il cambiamento, più la piaga si incancrenisce.

Di qui la necessità di:

  1. Rimettere al centro dei rapporti umani il pensiero, inteso come confronto tra cittadini diversi che verte sui rispettivi progetti e non sulla propaganda;
  2. Promuovere il metodo scientifico nel dibattito pubblico in alternativa alle illusioni promosse dalle ideologie che trovano risonanza nei media e social media;
  3. Favorire il parlamentarismo in quanto democrazia rappresentativa e il confronto sulle scelte da fare tra i cittadini abbandonando il leaderismo egocentrico che si sta diffondendo (ancora grazie ai media) quale risposta ai primi due punti mentre è solo una dannosa droga illusoria.

Fortunatamente stanno nascendo diverse iniziative a livello globale per promuovere la libertà e la democrazia nel mondo. Non richiedono idee “nuove”, ma una nuova riflessione sulle buone idee, un nuovo modo di argomentare, di applicare il metodo sperimentale e di praticare i sani principi della democrazia liberale.

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