#NextGenerationItalia: Proposte & Problemi per l’InnovazioneL'IDEA DI GIACOMO BANDINI
- 6 October 2020
- Posted by: Competere
- Categories: highlights, News
Il documento #Nextgenerationitalia, con le linee guida per il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, dà priorità a Transizione 4.0, ricerca, reti e infrastrutture e competenze digitali. Riuscirà il Governo a porre finalmente le basi per una vera trasformazione digitale e a condensare le proposte in un’unica strategia
Analizzando il documento contenente le linee guida per il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, approvate dal Comitato interministeriale per gli affari europei, si trovano le missioni stabilite dal governo cui i progetti delle varie amministrazioni dovranno sottostare per essere giudicati eleggibili per ottenere i fondi del Recovery Fund.
Al primo posto è stata inserita la voce “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”. È il segnale di una maggiore attenzione verso questi temi? Le risorse provenienti dal Recovery Fund saranno un’opportunità per innovare e digitalizzare l’Italia oppure si tratterà dell’ennesima occasione sprecata?
PERCHÉ È IMPORTANTE
Nel documento, chiamato anche #NextGenerationItalia, traspare una certa consapevolezza dello scenario italiano. Il paese viene etichettato, infatti, come un “moderate innovator” nello Scoreboard elaborato dalla Commissione Europea. Viene poi sottolineato come dal punto di vista delle attività e degli investimenti in ricerca e sviluppo continui ad esistere un gap importante tra l’Italia e i paesi più avanzati. Ancora, come le competenze digitali non hanno raggiunto i livelli auspicabili per una realtà che vuole ancora essere competitiva a livello internazionale.
LE PRIORITÀ PER L’INNOVAZIONE
Le indicazioni prioritarie del governo includono:
- Digitalizzare la Pubblica Amministrazione, l’istruzione, la sanità e il fisco; Sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud);
- Promuovere investimenti che favoriscano l’innovazione in settori strategici nonché migliorare l’efficienza del sistema produttivo, con particolare riferimento alle filiere produttive strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico/culturale);
- Completare la rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica e le reti 5G e potenziare datacenter e infrastrutture cloud.
QUALI MISURE CI SARANNO IN #NEXTGENERATIONITALIA
Un’idea sugli interventi presentati dai vari ministeri è trapelata attraverso un documento che conteneva centinaia di progetti e dove la parola “digitale” compariva ben 132 volte anche in modo del tutto improprio.
Sicuramente il Mise riproporrà la continuazione del Piano Transizione 4.0 dove i miliardi da prendere dal Recovery Fund e dai Fondi Strutturali erano inizialmente 60 miliardi. In realtà saranno 25, come ha rettificato Patuanelli. Tutti finalizzati alla continuazione del sistema di crediti d’imposta per la ricerca e lo sviluppo, l’acquisto di beni strumentali e non e la formazione. Quasi 4 miliardi, invece, sono dedicati al 5G insieme a “soli” 500 milioni per coprire le arre grigie con la banda ultra larga.
Anche il Ministero per l’Innovazione ha presentato un discreta lista di progetti. Quindici miliardi il pacchetto più corposo che include: voucher per acquistare beni tecnologici e favorire lo Smart Working; attrazione di investimenti per l’innovazione di frontiera, la ricerca applicata e la creazione di Zone Economiche Speciali Innovative; nuovi data center e tecnologie nell’ ambito Cloud, HPC, tecnologia 5G, Edge Computing e Hyperscalin.
VERSO UNA STRATEGIA NAZIONALE?
La mole dei piani presentati da tutti i Ministeri e che guardano alla tecnologia deve fare riflettere su altri due aspetti significativi. In primo luogo, negli ultimi dieci anni l’Italia è riuscita a realizzare solamente una parte delle misure previste per il digitale e la trasformazione tecnologica dei processi produttivi. Molti progetti risultano quasi obsoleti nel 2020. Per parlare di rilancio della competitività è necessario avere delle solide basi su cui ripartire. Le basi sembrano invece il vero problema. Non le tecnologie e le reti del futuro.
In secondo luogo, la capacità di raggruppare i singoli schemi ministeriali in un Piano nazionale per l’innovazione. Entro il 2023 l’Italia avrà a disposizione, oltre ai 65 miliardi del Recovery Fund, 43 miliardi di euro della programmazione 2014-2020 e altri 10-12 in arrivo da React Eu. È capace il governo a raccogliere in unica strategia tutte le priorità sotto il profilo dell’innovazione e valorizzarle? Inoltre, mostrerà ai suoi cittadini un cambio di passo nella gestione dei fondi europei?