Obesità e disturbi alimentari: due facce della stessa medagliaDI MASSIMO CUZZOLARO*
- 11 March 2025
- Posted by: Competere
- Category: Lidea

Nel mese di marzo, la Giornata Mondiale dell’Obesità (4 marzo) e la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla (15 marzo), dedicate rispettivamente alla sensibilizzazione sull’obesità e ai disturbi del comportamento alimentare, si susseguono a distanza di pochi giorni. Ma non è sempre chiaro quanto i due problemi di salute pubblica siano, per molti aspetti, due facce di una stessa medaglia e vadano affrontati insieme, nella prevenzione e nella cura.
ALIMENTAZIONE E PSICHE: UN RAPPORTO COMPLESSO
Il rapporto dell’essere umano con il cibo è estremamente complesso per le tante valenze affettive e simboliche, consce e inconsce, che accompagnano da sempre il semplice atto di mangiare. Nell’ultimo mezzo secolo, il modo di alimentarsi si è ulteriormente complicato e ha costituito un campo di fenomeni al quale è stato rivolto un numero enorme di studi, sia medico-biologici che psico-sociali.
LE PRESSIONI CONTRASTANTI DELLA SOCIETÀ MODERNA
Chi si interroga sulle cause di tale processo, non può che attribuire la quota maggiore di responsabilità alla pressione di sollecitazioni contrastanti e di prescrizioni contraddittorie. Da un lato si è sviluppato un ambiente obesogeno caratterizzato dall’offerta sovrabbondante di cibi ipercalorici e dalla riduzione progressiva della spesa energetica legata all’attività fisica e alla termoregolazione. Per contro, si è diffusa l’idolatria di corpi magri e muscolosi che è diventata uno stereotipo globale. Intanto, medicina e scienza della nutrizione hanno bombardato la società di raccomandazioni alimentari, elenchi di cibi sani e diete più o meno magiche e frugali.
OBESITÀ E DISTURBI ALIMENTARI: UN’EPIDEMIA SILENZIOSA
Si è disegnato così un campo di forze in conflitto fra loro, all’interno del quale è avvenuto, in tutto il mondo, l’aumento esplosivo dell’obesità, dell’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico e di condotte alimentari fuori misura e nocive per la salute.
Nell’arco di quattro decenni, la prevalenza mondiale dell’obesità fra gli adulti si è triplicata mentre fra i bambini e gli adolescenti è aumentata otto volte. In questo terzo millennio, per la prima volta nella storia di Homo Sapiens, il numero delle persone con peso corporeo eccessivo ha superato il numero di quelle denutrite e sottopeso, mentre fino a quattro decenni fa il rapporto era inverso.
QUANDO IL CIBO DIVENTA UN PROBLEMA
Sullo sfondo di queste grandi mutazioni di ordine sociale ed economico, che è indispensabile conoscere, vari comportamenti alimentari (abbuffate ingovernabili, mangiare di notte, mangiare per placare emozioni, piluccamento infrenabile, bramosie selettive fino alla food addiction) possono contribuire allo sviluppo dell’obesità o, al contrario, essere adottati in forme disfunzionali (restrizioni incontrollabili, vomito autoprovocato, abuso di lassativi e diuretici, esercizio fisico compulsivo) con l’obiettivo di contrastarla o di prevenirla.
Sono aumentati – in età sempre più precoci e anche fra i maschi – i casi di anoressia nervosa con ricerca ostinata di una magrezza, anzi di una emaciazione, incompatibile con la salute e spesso con la vita stessa. E si sono aggiunti casi, sempre meno rari, di anoressia nervosa atipica non sottopeso, una condizione molto grave che parte da un’obesità ed è provocata da una perdita forsennata di peso in pochi mesi attraverso diete autoprescritte e altre pratiche non salutari.
NUOVE PATOLOGIE ALIMENTARI
Nelle classificazioni diagnostiche è comparsa una nuova categoria, il Disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo (Avoidant/restrictive food intake disorder, ARFID). È una categoria da applicare nei casi in cui un’alimentazione insufficiente non si accompagna alla paura d’ingrassare né a un’importanza eccessiva attribuita al peso e alle forme del corpo. A questo disturbo si associano però danni fisici, anche gravi, sofferenze psichiche, difficoltà nei rapporti sociali, affettivi, lavorativi.
Ortoressia nervosa è il nome che si dà alla ricerca esasperata, ossessiva di cibi ‘sani’ o presunti tali. È dannosa quando finisce per dominare la vita personale e familiare ed è pericolosa, fino a casi documentati di morte, quando è imposta ai bambini piccoli.
Drunkorexia è il termine inglese, talora tradotto in italiano con drinkoressia o potoressia che nella letteratura medico-psicologica inglese viene indicato anche con l’acronimo ICB-WGA (inappropriate compensatory behaviors to avoid weight gain from consuming alcohol). È l’abitudine di saltare dei pasti o provocarsi il vomito dopo aver mangiato, prima o dopo un’abbuffata di alcol, allo scopo di contrastare l’eccesso di calorie e il conseguente aumento di peso. È un fenomeno in aumento fra i giovani di entrambi i sessi e aggiunge ai danni dell’alcol quelli dei comportamenti alimentari abnormi.
Condotte alimentari malsane possono mantenersi o manifestarsi de novo dopo interventi di chirurgia dell’obesità (post-bariatric eating disorders) in forma di alimentazione eccessivamente restrittiva, vomito autoindotto, piluccamento compulsivo, alimentazione incontrollata.
DISTURBI ALIMENTARI: OLTRE IL CIBO
Obesità e comportamenti alimentari squilibrati e fuori controllo appaiono, dunque, strettamente annodati. Si presentano spesso associati o in sequenza. Condividono diversi caratteri e fattori di rischio, sia genetici che psico-sociali (p.e. l’importanza eccessiva attribuita al cibo e all’alimentazione, le oscillazioni fra mangiare troppo e troppo poco, il disagio per il proprio aspetto fisico, i sentimenti depressivi, la fragilità della stima di sé, etc.). Per questi motivi è stata coniata l’espressione inglese non-homeostatic eating disorders (disturbi da alimentazione non omeostatica) che intende raccogliere tutte le condizioni in cui si mangia più o meno di quello che servirebbe per compensare la spesa energetica quotidiana e, in età evolutiva, per crescere.
Ed è di questi aspetti che dovrebbero tener conto le scelte di salute pubblica, i programmi di prevenzione e di cura, la distribuzione delle risorse, l’organizzazione dei servizi e delle unità cliniche, la formazione iniziale e permanente degli operatori.
*Massimo Cuzzolaro è medico, psichiatra. Per oltre trent’anni ha insegnato Psichiatria, Psicologia Clinica, Psicopatologia Alimentare, Igiene Mentale presso le Università di Roma Sapienza e Tor Vergata, nelle Facoltà di Medicina e Chirurgia e di Psicologia. Attualmente insegna come professore a contratto in Master universitari e corsi di aggiornamento e formazione ECM. È stato tra i fondatori della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA), di cui è stato presidente e tra i fondatori della Società Italiana per lo Studio dell’Obesità (SIO).
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