OECD: La Colombia Può AttenderePietro Paganini

Perché prendiamo così seriamente i dati e i giudizi espressi dall’OECD (Organization for Economic Co-operation and Development) sulle politiche economiche e sociali di un paese, per esempio l’Italia? L’OECD è un think-tank voluto da 18 stati europei, cui si sono aggiunti Canada e Stati Uniti, che promuove politiche pubbliche per migliorare le condizioni economiche e sociali dei cittadini. Al suo interno, i governi, diventati ormai 35, discutono come in un forum di best practice, di problemi e di soluzioni per migliorare il benessere e le condizioni di vita dei cittadini. Per garantire la qualità del suo operato all’OECD possono aderire quei governi che rispettano standard legislativi, regolamentari e politici molto elevati.

UN RUOLO FONDAMENTALE – Per elaborare e diffondere raccomandazioni che dovrebbero servire a migliorare le condizioni di miliardi di individui si deve poter contare su membri che sono in grado di garantire leadership morale, politica e soprattutto, strategica.

Nell’attuale contesto della globalizzazione e della massiccia diffusione nelle nostre vite delle tecnologie digitali, il ruolo dell’OECD dovrebbe assumere maggiore importanza. L’impossibilità di risolvere molte questioni di rilevanza regolamentare, come la tassazione per le multinazionali dell’ICT, per esempio, a livello nazionale ci stimolano a rivolgerci ad organizzazioni superiori come l’OECD che sono in grado di fornirci analisi e soluzioni a problemi complessi, altrimenti irrisolvibili.

PRINCIPI SOLIDI – L’accesso all’OECD è soggetto ad una serie di criteri molto stringenti. Se così non fosse la credibilità del think-tank globale svanirebbe, così come verrebbe a mancare la qualità e l’unicità del suo operato.

LA COLOMBIA PUÒ ATTENDERE

Per questa ragione chiediamo all’OECD e ai suoi membri di valutare con molta cautela l’ingresso della Colombia.

Il Governo di Bogotà ha indubbiamente compiuto passi in avanti molto importanti dal 2013 quando si impegnò a promuovere politiche e pratiche in linea con gli obblighi internazionali al fine di entrare nell’OECD. Sono state introdotte riforme significative per il miglioramento delle condizioni economiche e dei rapporti internazionali. L’ingresso in questo forum internazionale rappresenterebbe per il paese sudamericano un’opportunità importante per continuare questo processo di sviluppo i cui principali beneficiari sarebbero i cittadini colombiani.

Per garantire che questa occasione non venga sprecata, la Colombia dovrebbe implementare una serie di riforme di fondamentale importanza la cui mancata realizzazione contrasterebbe con i principi dell’OECD.

In questo momento Bogotà non risponde ai requisiti fondamentali richiesti. Il suo ingresso a queste condizioni rallenterebbe il processo di riforme avviato da Bogotà e lederebbe alla qualità degli altri membri, aprendo un pericoloso precedente da cui molti altri paesi cercherebbero di trarre – giustamente – vantaggio.

NON BASTA – Molte imprese nazionali ed internazionali che operano in Colombia stanno affrontando una serie di questioni che impediscono lo sviluppo del libero mercato e della concorrenza:

– La fase di elaborazione legislativa e regolamentare è poco trasparente e macchinosa.
– Si fa scarso ricorso alla partecipazione pubblica nei processi decisionali.

Questa nebulosità che rischia di generare molta corruzione finisce per penalizzare il libero commercio, discriminando gli operatori internazionali.

Il Governo di Bogotà ha fatto molto poco per favorire la partecipazione degli stakeholder al miglioramento dei progetti legislativi, negando ai colombiani la possibilità di beneficiare di regole più favorevoli per il libero mercato, la concorrenza e i consumatori. Il Ministro della Salute e quello dei Trasporti, per citare un caso limite, sono soliti evitare qualsiasi confronto così da introdurre barriere al libero commercio, in contrasto con il WTO (accordo sulle barriere al commercio).

Per accedere all’OECD, la Colombia dovrebbe essere più rispettosa degli accordi internazionali e delle imprese internazionali che creano posti di lavoro e portano innovazione.
Le aziende che producono farmaci innovativi, per esempio, sono soggette ad un percorso burocratico lento e complicato nonostante i propositi (disattesi) del Governo di Bogotà di velocizzare l’approvazione dei nuovi farmaci. I primi a pagarne le conseguenze sono però i cittadini colombiani che non possono godere dell’accesso alle cure più avanzate.

I DIRITTI DI PROPRIETÀ – vanno rispettati. invece nel 2016 Bogotà ha minacciato di introdurre una licenza obbligatoria, o licenza d’uso, per boicottare il brevetto di un noto farmaco antitumorale al fine di garantirsi un sostanzioso sconto sul prezzo. Lo stesso stratagemma potrebbe essere impiegato per lo stesso scopo con altri prodotti. Sebbene il WTO preveda il ricorso alle licenze obbligatorie, restano uno strumento pericoloso per il mercato che allarma gli investitori. Il loro uso è infatti stato limitato a paesi economicamente deboli e sconvolti da crisi sanitarie. Non è il caso di un paese che vuole aderire all’OECD.

Per entrare nell’OECD la Colombia deve superare questo approccio burocratico che affonda certamente le proprie radici in un passato che per molti aspetti è ancora presente.

COSA FARE?  Il Governo di Bogotà è ad un incrocio. Se volesse davvero intraprendere la strada dell’innovazione amministrativa, dovrebbe:
– rendere i processi decisionali più trasparenti e snelli,
– favorire la partecipazione degli stakeholder,
– promuovere il libero scambio,
– eliminare tutte quelle pratiche che generano corruzione.

La burocrazia colombiana va riformata per servire i cittadini e facilitare l’operato delle imprese.

La Colombia può e deve ambire all’ingresso nell’OECD, ma vi potrà entrare solo quando saprà rispettarne i principi. Così l’OECD deve fare in modo che questi principi vengano sempre promossi e rispettati. Oggi più che mai ne abbiamo bisogno.

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