Per il rilancio dell’agricoltura serve ripartire dai piccoli proprietari terrieridi Pietro Paganini

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Articolo pubblicato per Economy


Producono un terzo dell’intera filiera mondiale, ma rischiano di venire estromessi dai tavoli decisionali europei

2,5 miliardi. È questo il numero di persone che, secondo le stime, dipendono dall’agricoltura dei piccoli proprietari terrieri per il loro sostentamento. Un terzo del cibo totale nel mondo è prodotto da loro. Da queste cifre possiamo comprendere come i piccoli proprietari terrieri siano cruciali per la promozione dello sviluppo sostenibile. Tuttavia, rischiano di essere esclusi dal processo decisionale per le nuove politiche dell’UE relative all’alimentazione. Un’estromissione che comporterebbe condizioni di vita peggiori e minor tutela dei diritti individuali per miliardi di persone a livello globale, con un sostanziale fallimento nei tentativi di affrontare il cambiamento climatico e promuovere la sostenibilità. Una prospettiva che l’Europa non può permettersi: il colonialismo verde deve essere evitato

Una delle filiere in cui questi fondamentali attori sono maggiormente coinvolti è quella della palma da olio. Si prevede che nei prossimi anni la metà della produzione di olio di palma proverrà dai piccoli proprietari in particolare nel Sud Est Asiatico, nel Latam e in Africa. Il convegno internazionale “Small-Holders: Drivers of Prosperity and Sustainability”, promosso da Competere, ha voluto riunire le loro voci, amplificando l’accorato appello per essere inclusi nel decision-making europeo. Durante l’incontro Gert van der Bijl, Senior EU Policy Advisor di Solidaridad, ha sottolineato come non vi possa essere produzione sostenibile senza coinvolgere i piccoli agricoltori e che la deforestazione non possa essere fermata senza fornire loro gli strumenti necessari per produrre in modo sostenibile.

ATTENZIONE ALLE FAKE NEWS

Il falso mito che vede l’olio di palma sostenibile certificato come un pericolo per l’ambiente e i diritti umani è infatti ormai obsoleto: le certificazioni significano protezione della biodiversità, impatto ambientale marginale e rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali. 

Infatti, le coltivazioni di palma da olio hanno un impatto ambientale e un consumo di suolo molto minore rispetto ad altri oli vegetali, rendendo fino a dieci volte rispetto ad altre piantagioni di olio: sebbene l’olio di palma sia il più utilizzato nel mondo, rappresentando il 35% della produzione globale, la sua produzione richiede solo il 10% del totale delle coltivazioni di olio.

Inoltre, è un prezioso alleato per la sostenibilità sociale, generando una reale trasformazione positiva nelle società coinvolte. Daniel Mauricio Rico Valencia, fondatore e direttore di C-Análisis, ha evidenziato un aumento del 2,7% dell’istruzione primaria e del 2% dell’istruzione superiore grazie alle piantagioni sostenibili, più famiglie coperte da assicurazione sanitaria,+9,7% in investimenti locali e migliori condizioni legali e lavorative.

Per l’economia locale si tratta di uno strumento di sviluppo. Al contrario, un divieto generalizzato dell’olio di palma rischia di penalizzare gli attori che producono in modo sostenibile

LA VOCE DEI PICCOLI PROPRIETARI TERRIERI

Piccole proprietarie terriere come Nelsy Vega, Teresa Pena (Colombia) e Maria Goldameir Mektania (Indonesia) hanno chiesto a gran voce che l’UE non scoraggi la produzione sostenibile e promuova anzi la formazione, mentre Djono Albar Burhan dell’Associazione indonesiana dei piccoli proprietari terrieri di olio di palma (APKASINDO) ha dimostrato che le piantagioni di olio di palma sostengono la crescita di intere comunità.

Adzmi Hassan, della National Association of Smallholders Malaysia (NASH), ha affermato che la sfida principale nell’adozione di standard sostenibili deriva dagli incentivi, mentre Juan Alberto Lemus Silva, Agroindustria Palmera San Román, Guatemala, ha affermato che le politiche dell’UE potrebbero ostacolare – piuttosto che incentivare – la produzione, aumentando i prezzi e complicando le norme e i regolamenti sulle esportazioni.

Le voci di chi lavora nella filiera dell’olio di palma sostenibile ci portano quindi a guardare oltre le riduttive e superficiali campagne contro di essa. Stiamo parlando di una catena di produzione globale che, con trasparenza e innovazione, si è impegnata da tempo a promuovere progetti sostenibili. Grazie agli sforzi dei piccoli proprietari terrieri nel portare avanti la transizione, il tasso di deforestazione associato all’olio di palma è sceso drasticamente dai primi anni del decennio, nonostante un aumento del 30% della produzione mondiale nello stesso periodo. Solo così possiamo garantire risultati concreti, tutelando prima di tutto lo sviluppo e la libertà delle persone.

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