Le potenzialità dell’idrogeno e la transizione energeticaAbbracciare la complessità per un domani più sostenibile.

Lo sviluppo anche in Italia di una strategia energetica che comprenda l’utilizzo dell’energia a idrogeno potrebbe integrare quanto previsto dalla Commissione Europea lo scorso luglio 2020. Ossia lo sviluppo di un sistema energetico circolare con al centro l’efficienza energetica, ma anche l’elettrificazione diretta dei settori ad uso finale. Inoltre è stato proposto un nuovo sistema di classificazione e certificazione dei carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio. Questi obiettivi sono compatibili con una transizione energetica nazionale che comprenda anche lo sviluppo di tecnologie per l’utilizzo dell’idrogeno.

LE LINEE GUIDA DEL GOVERNO CONTE II

L’ex Ministro dello sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, nel novembre 2020 aveva promosso la pubblicazione delle linee guida preliminari per la strategia nazionale sull’idrogeno. Tuttavia rimangono ignote le scelte in tal senso del suo successore, Giancarlo Giorgetti e del governo Draghi. La transizione energetica verso l’idrogeno rappresenta per Mario Draghi un valido percorso da seguire per raggiungere l’obiettivo europeo della carbon neutrality entro il 2050?

L’IMPORTANZA DELL’IDROGENO

Secondo diverse ricerche, la tecnologia collegata all’idrogeno potrebbe essere uno dei vettori chiave della decarbonizzazione se associato alla generazione di elettricità da fonti rinnovabili, essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica.

L’idrogeno potrebbe portare diversi vantaggi grazie alla sua versatilità e flessibilità. È infatti utilizzabile come materia prima, come combustibile, come vettore, o come accumulatore di energia.

Nel panorama mondiale l’energia a idrogeno viene prodotta principalmente in tre modi:

  • Dal cosiddetto steam reforming (SRM) del metano;
  • Dallo steam reforming con cattura di anidride carbonica e stoccaggio in unità geologiche profonde come giacimenti esauriti (chiamato anche idrogeno blu)
  • Da elettrolisi, con tecnologie diverse.

Essendo la più economica l’elettrolizzazione alcalina è al momento la più utilizzata.

L’IDROGENO AD ALTA INTENSITÀ DI CARBONIO

Esiste però un problema, ovvero l’utilizzo dell’idrogeno ad alta intensità di carbonio nelle raffinerie, nella produzione di ammoniaca e in nuove forme di produzione di metanolo, anziché quello a basse emissioni di carbonio. In Europa la produzione dell’idrogeno è attualmente ad alta intensità di emissioni. Sarebbe quindi incompatibile con gli obiettivi strategici della Commissione UE e, di conseguenza, anche con quelli degli Stati Membri.

Come è possibile risolvere questo problema?

L’approvvigionamento di idrogeno potrebbe essere decarbonizzato se fosse prodotto tramite elettrolisi basata su elettricità da fonti rinnovabili, o prodotto da gas naturale con carbonio, cattura e stoccaggio. Il potenziale teorico di produzione dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio è illimitato e i volumi di produzione dipenderebbero solo dalla domanda e dal costo dell’offerta.

Le stime della domanda finale di idrogeno nel 2050 arrivano fino a dieci volte il livello attuale in uno scenario ad alta domanda. Se questa aumenterà come previsto dipende dalla complessa interazione tra forniture energetiche concorrenti, dall’incidenza delle politiche pubbliche, e dall’innovazione tecnologica e di sistema che coinvolge anche le scelte dei consumatori.

Andare in questa direzione permetterebbe di ridurre i costi di fornitura della produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio, ma anche di accelerare la sua diffusione iniziale se promossa dalle policy nazionali e internazionali. Con particolare riguardo al rafforzamento delle politiche climatiche come il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Unione Europea per stimolare la crescita di soluzioni a base di idrogeno in alcune aree specifiche.

LA NECESSITÀ DI UNA NUOVA STRATEGIA

Il cambiamento di paradigma dovrebbe avvenire attraverso una strategia integrata, che dia priorità all’idrogeno verde nel lungo termine, quando i costi diventeranno competitivi, e veda protagonista del breve e medio termine l’idrogeno blu, tecnologia già in uso e meno dispendiosa. Parimenti sarà necessario un adeguamento delle infrastrutture ancora molto carenti nel nostro Paese.

L’utilizzo di questo tipo di tecnologia potrebbe essere esteso a quei mezzi di lunga percorrenza – almeno il 2% dei veicoli pesanti – con l’utilizzo di camion con celle a combustibile entro il 2030, ma anche treni per trasporto passeggeri con convogli ad idrogeno (almeno per la metà delle tratte nazionali non elettrificabili) fino alla trasformazione dell’industria siderurgica primaria, per la produzione di preridotto (tecnologia DRI) al posto del gas naturale.

 

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