Le tre pre-condizioni per invertire lo spopolamento dei borghiAbbracciare la complessità per un domani più sostenibile.

In Italia sette cittadini su dieci vivono e in città e tra trent’anni si arriverà all’80% della popolazione. Oggi lasciano la campagna dieci persone su mille ogni anno. E la tendenza di questo progressivo spopolamento delle campagne è presente in tutto il mondo, come provato dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul tema. Da oltre un decennio la maggior parte della popolazione mondiale vive nelle città e il processo di abbandono delle campagne sta accelerando. Qualcosa per invertire la tendenza si può ancora fare il Pnrr potrebbe essere una grande opportunità.

COME INVERTIRE LA TENDENZA

Perché i borghi e i centri minori abbiano davvero speranza di invertire la tendenza strutturale allo spopolamento e all’abbandono è indispensabile che si verifichino almeno tre pre-condizioni:

  1. Collegamento rapido con i centri maggiori
  2. Dotazione adeguata di servizi urbani e soprattutto reti digitali a banda larga
  3. Presenza di particolari opportunità attrattive in termini di vivacità culturale o di peculiarità locali connesse al buon vivere.

L’esperienza ci insegna che hanno maggiori speranze i centri minori di ragionevole prossimità con città più grandi e dinamiche, soprattutto se riescono a dare vita insieme a cluster territoriali a forte coesione e interdipendenza tra i vari nodi del sistema di sviluppo locale. E’ su questi contesti, dove si può creare un elevato valore aggiunto curando le interdipendenze tra i diversi centri grandi e piccoli, che conviene far leva per promuovere lo sviluppo, evitando di disperdere le magre risorse pubbliche su iniziative isolate con scarse potenzialità.

In ogni  caso, è indispensabile attivare reti finalizzate di partenariato, mobilitando secondo opportune geometrie variabili scelte di volta in volta: Enti pubblici ai diversi livelli, imprese e associazioni di categoria, banche e fondazioni, università, Terzo settore, reti social; e inoltre ricorrendo, quando possibile, a nuovi strumenti pattizi di natura fondamentalmente volontaristica, che siano in grado di superare i limiti sostanziali incontrati fino ad oggi dai Contratti fluviali e dai Contratti di paesaggio.

IMPIEGARE INTELLIGENTEMENTE IL NEXT GEN

La posta in gioco è alta: muovendo dal basso (dal territorio) con progetti condivisi e partecipati è possibile sperare di indirizzare produttivamente l’impiego delle risorse messe a disposizione dall’Europa con il programma Next Generation. L’importante è evitare la proliferazione di iniziative occasionali, che non siano funzionali ad una visione convincente dello sviluppo a scala adeguata e a medio termine del territorio in oggetto, condivisa dai principali attori istituzionali e dello sviluppo.

TRANSIZIONE VERDE E DIGITALE

Da questo punto di vista occorre comunque far riferimento alle due priorità enunciate a livello comunitario: la transizione verde, come occasione per far fronte ai cambiamenti climatici e per migliorare la sostenibilità ecologico-ambientale del contesto insediativo. E poi la transizione digitale, come processo d’innovazione veicolato dalle reti digitali finalizzato a elevare la produttività del lavoro, a potenziare le prestazioni del sistema del welfare pubblico (sanità, istruzione) e infine a migliorare il funzionamento del sistema amministrativo.

Autore dell’articolo dott. Alberto Clementi

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