Quanto Pesa la Demografia? Un Confronto Italia FranciaL'Idea di Competere
- 26 September 2017
- Posted by: Competere
- Category: News
Nel 2015, per la prima volta dal secondo dopoguerra, la popolazione italiana ha smesso di crescere. Un declino lieve, di per sé, ma preoccupante poiché i dati reali sono leggermente peggiori rispetto alle previsioni. Secondo l’Istat ci separano solo trent’anni dal picco di invecchiamento della popolazione italiana, ossia tra il 2045 e il 2050, quando le popolose coorti dei baby boomers passeranno dalla tarda età lavorativa alla senilità. In poche parole, abbiamo ignorato la demografia troppo a lungo.
Lo scenario futuro è quello di una popolazione che diminuisce ed invecchia, con tutte le implicazioni del caso per il mercato del lavoro. L’età media dei dipendenti è ormai in quasi tutti gli ambiti prossima ai 50 anni ed oltre. Ma lo stupore è degli ingenui:
- Tra il 2015 e il 2030 ci saranno 5,1 milioni in più di cittadini con età dai 55 anni e più;
- Mentre i 15-24enni diminuiranno di 2,5 milioni;
- Oggi ogni 100 lavoratori occupati ci sono 71 pensionati.Teniamo in conto della transizione demografica:
Tra il 2008 e il 2013 è cresciuto di oltre un milione il collettivo di persone al lavoro, soprattutto per il ricambio generazionale;
- Sono entrate in questa soglia di over 50 le coorti più numerose di alcune generazioni di baby boomers (1958-1946, circa 4,4 milioni di persone che nel 2008 avevano 45-49 anni),
- Mentre sono andate in pensione persone appartenenti a coorti meno numerose nate tra la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio della ricostruzione;
- Quel milione di over 50 occupati in più non è dunque determinato soltanto dall’innalzamento del requisito per la vecchiaia scattato nel 2012 o dalle restrizioni al pensionamento determinate con la “finestra mobile”.
Proviamo a fare un confronto tra Italia e Francia, due economie per molti versi comparabili, di dimensioni simili (rispettivamente 11,3 e 15% del Pil dell’Ue), con un grado di apertura praticamente identico ed una composizione settoriale del Pil quasi sovrapponibile. Nonostante performance simili, qualcosa inizia a cambiare intorno al 2000. La crescita in Italia rallenta, tra il 2000 e il 2016 si ha un grigio 0,3% annuale, mentre la Francia cresce in media di un punto in più (1,3%). In parte questo differenziale può essere spiegato con la crisi che ha colpito più duramente l’Italia. Diciamo in parte perché già prima della crisi in Francia i consumi aumentavano (2000-2010) più che in Italia, dove le remunerazioni reali rimanevano stagnanti per diminuire dal 2011 in poi.
Tra i fattori strutturali un ruolo importante è giocato dalla demografia: la Francia ha uno dei tassi di natalità più alto d’Europa, l’Italia uno fra i più bassi. Secondo un’analisi francese, se guardiamo alla differente evoluzione del Pil e del Pil pro capite, si stima a circa 0,2% il peso del fattore demografico nello spiegare la differenza della performance.
Il quadro è preoccupante, e per non condannarci al declino economico e all’insostenibilità dello stato sociale, occorre puntare su politiche attive (che oggi non abbiamo) e su piani lungimiranti di rinnovo demografico. Ignorare così a lungo la demografia ha messo a repentaglio il percorso di sviluppo del nostro Paese per molti anni a venire.