Ricostruzione: Vietato Perdere TempoL'articolo di Stefano Cianciotta per Il Messaggero

Nella definizione del quadro normativo per programmare la fase della ricostruzione post-sisma, il tempo è una variabile fondamentale, per alcuni versi la più importante, che presuppone un’attenta analisi a monte delle ipotetiche risultanze dei provvedimenti posti in essere.

Proprio la mancanza di analisi della incidenza del fattore tempo sui processi in atto, è uno dei limiti più evidenti della ricostruzione del terremoto CentroItalia, perché si registra uno scollamento palese tra la definizione delle norme, la loro esecuzione e le azioni che dovrebbero essere disciplinate.

A L’Aquila, dopo la fase emergenziale segnata dal progetto Case, l’immobilismo nella ricostruzione fu superato solo dopo quattro anni dal 2009 grazie alla intuizione dell’allora ministro Barca di istituire gli Uffici Speciali e dare vita alla scheda parametrica di valutazione per gli edifici privati. In ogni caso la scelta dell’affidamento diretto all’impresa non è mai stata in discussione.

Per il terremoto che ha coinvolto le regioni dell’Italia centrale, invece, si è deciso di procedere con le gare, determinando un processo farraginoso e oltremodo rigido, perché il committente nello svolgere la funzione di stazione appaltante, si esporrà al rischio del contenzioso, tipico delle procedure di selezione, con un incontrollabile allungamento dei tempi, come ha dimostrato il disallineamento tra la ricostruzione aquilana privata e pubblica, quest’ultima sostanzialmente ferma. Basti pensare, ad esempio, che per la realizzazione delle piastre ad Accumoli hanno partecipato 274 imprese. Sulla legittimità dei procedimenti, inoltre, è vincolante il parere dell’Anac, e hanno voce in capitolo anche Parco e Sovrintendenza, determinando un eccesso di controlli che ha il solo obiettivo di allungare a dismisura i tempi della ricostruzione.

L’ultima ordinanza in ordine di tempo, la numero 25, poi pone altre problematiche sotto il profilo del vincolo e della pianificazione, perché dà in capo ai Comuni e agli Uffici speciali (alcuni in fase ancora di costituzione come nel caso di Teramo) la competenza entro 30 giorni di predisporre la perimetrazione dei centri storici, che i presidenti della Regione entro quattro mesi poi dovranno rendere esecutiva. Si tratta, però, di Comuni piccoli, che hanno poco personale, attualmente oberato dalle pratiche, e anche in casi di Comuni più grandi come Teramo, ci troviamo di fronte a strutture tecniche poco performanti (si veda ad esempio la bocciatura di Teramo nel Bando periferie).

Un altro nodo riguarda le nuove attività imprenditoriali, che potrebbero essere istituite con la Zona Franca Urbana, misura che vale per il biennio 2017-2018, il cui Decreto tuttavia deve essere ancora convertito. C’è il rischio concreto che il via libera alle nuove imprese non avvenga prima dell’autunno 2017, e in quel caso si sarebbero vanificati molti mesi, nei quali verrà messa a dura prova la volontà anche dei giovani di restare e avviare start-up.

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