La Riforma della Giustizia, tra Uomo e Tecnologia (AI)L'Idea di Gaeteano Scuotto*

La riforma della giustizia è incentrata sul mero taglio delle tempistiche della giustizia italiana, ma rischia di lasciare indietro la qualità del giudizio. Si parla di un maggiore utilizzo dell’Intelligenza Artificiale che però potrebbe essere controproducente con un sistema carente nell’organico.

Non è evitando o comprimendo l’accesso al contenzioso che si risolve la crisi della giustizia, ma garantendo tempi rapidi e decisioni di qualità. Tra le possibili risoluzioni la riforma offre:

  • la concentrazione delle attività nella prima udienza di comparizione;
  • il rinvio pregiudiziale in Cassazione per risolvere questioni interpretative nuove, di puro diritto, che abbiano rilevanza in gran numero di casi e presentino al giudice di merito gravi difficoltà interpretative;
  • concedere largo spazio alla cd intelligenza artificiale (AI);
  • creazione dell’UPP – Ufficio per il processo.
IL RINVIO PREGIUDIZIALE E IL RUOLO DELL’AI

Quanto al rinvio pregiudiziale si rischia da un lato di appiattire le decisioni dei giudici di merito, che perdono un po’ quel ruolo di prima frontiera dei diritti, dall’altro di giustificare ed avallare una certa pigrizia nella ricerca delle fonti normative e loro interpretazione. Basti pensare come, da ultimo, la Cassazione nell’arco di poche settimane, in tema di risarcimento del danno da perdita parentale e relativa quantificazione, abbia dapprima ritenuto applicabili le tabelle del Tribunale di Roma (Sentenza Cassazione n. 10579 del 21 aprile 2021) che utilizzano il criterio a punti, poi, con una repentina virata, quelle del Tribunale di Milano (Sentenza Cassazione n. 11719 del 5 maggio 2021) che utilizzano il solo criterio della equità pura.

La giustizia è l’epilogo di un fatto umano, e come tale deve essere gestito, non esclusivamente catalogato. Concedere ampio spazio alle intelligenze artificiali, significa assumersi lucidamente il rischio di ridurre i fatti ad interpretazioni sistematiche non più legate a circostanze umane, ma ad un freddo algoritmo. La tecnologia ci deve aiutare non sovrastare, e soprattutto deve essere al servizio della giustizia, non fare giustizia.

BREVITÀ SENZA PERDERE QUALITÀ 

La concentrazione delle attività nella prima udienza di comparizione potrebbe avere come conseguenza un passaggio troppo veloce dalla fase introduttiva a quella decisoria. Infatti, in prima udienza il giudice può, su istanza di parte, pronunciare ordinanza provvisoria di rigetto della domanda proposta, quando quest’ultima è manifestamente infondata ovvero se è omesso o risulta assolutamente incerto il requisito stabilito dall’art. 163, comma 3, numero 3), c.p.c. ovvero se manca l’esposizione dei fatti di cui al numero 4). Così facendo, però, si mortifica, per non dire elide, l’art. 164 c.p.c., a lume del quale, il giudice può ordinare la rinnovazione della citazione. L’effetto immediato sarà il taglio di giudizi con sentenza in rito, riducendo così – per le sole statistiche – i tempi della giustizia.

Superati gli ostacoli processuali, però, soluzione mediana, potrebbe essere quella di prevedere la possibilità per il Giudice di riservarsi in prima udienza, concedendo i termini – se richiesti dalle parti – ex art 183 VI co c.p.c., ed all’esito, a scioglimento della riserva, ammettere i mezzi istruttori richiesti o fissare l’udienza per la precisazione delle conclusioni.

Infine non convince l’Ufficio per il Processo (UPP), perché non è con lo spacchettamento della gestione del fascicolo che si accelera il processo: al contrario si rischia che ogni passaggio rappresenti un potenziale ritardo/rallentamento, a cui si potrebbe aggiunge la mancanza di unitaria visione della questione posta all’attenzione del solo giudicante. Riforma della giustizia diventa quasi sempre sinonimo di ricerca della velocità: la finalità è certamente giusta, ma non deve essere isolata. Bisogna certamente ridurre i tempi, ma nel contempo garantire elevato spessore di chi giudica. Spesso la Magistratura è in sottorganico.

QUALI MIGLIORAMENTI ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

La prima riforma potrebbe essere bandire concorsi per nuove professionalità, non più in numero ridotto come oggi, ma in numero maggiore con la finalità di coprire i posti necessari, creando – perché no – anche un aumento di posizioni, e assegnando più Magistrati per ogni sede giudiziaria.

La esasperata realizzazione della riduzione dei tempi rischia di condurre, quale prossimo step, all’utilizzo della cosiddetta “spunta” di voci predefinite. Ridurre la difesa, e quindi la giustizia, ad un mero quiz è un vero pericolo per la libertà.

* Avvocato del foro di Napoli, docente e componente del Consiglio Direttivo della Scuola per le Professioni Legali dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

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