Ripetizioni, un mercato in nero tutto italiano
- 15 November 2018
- Posted by: Competere
- Categories: highlights, News
Un estratto dell’editoriale di Pietro Paganini per Il Sole 24 Ore che parla del Paper “Quanto valgono le ripetizioni in nero? – II Edizione” di Giacomo Bandini e Lorenzo Castellani pubblicato da Competere.
“La Legge di Bilancio introduce un sostituto di imposta del 15% sui compensi derivanti dalle lezioni private o ripetizioni. Il governo, che è in cerca di risorse, vorrebbe regolarizzare un’industria che sfugge quasi interamente al fisco.
G. Bandini e L. Castellani citati nel documento di Bilancio, quantificano che il 90% delle lezioni private non sono dichiarate al fisco. Il giro d’affari annuo è di circa un miliardo e trecento milioni, di cui un miliardo e cento sono occultati all’erario. L’intervento del Governo sembrerebbe perciò sacrosanto perché porterebbe risorse nelle casse dello Stato (anche se è difficile ipotizzare quanti saranno ad uscire allo scoperto) ed incentiverebbe l’emersione riducendo l’evasione (equità sociale). Non fosse che le Ripetizioni non dovrebbero esistere. Sono una delle conseguenze del cattivo funzionamento del sistema scolastico. Così il Governo vuole tassare qualcosa che non dovrebbe esserci. A questo punto ci viene il sospetto che le Ripetizioni convengano a molti: allo Stato che incasserebbe risorse fresche; agli insegnanti che arrotonderebbero i bassi salari; alle famiglie paradossalmente, quale scorciatoia (più efficiente di un’insperata riforma del sistema) per rimediare allo sfacelo della scuola. ”
Per le famiglie è un ricatto morale e finanziario. Si convincono che il ricorso alle lezioni private non sia dovuto al cattivo funzionamento della scuola ma alla deficienza nell’apprendimento da parte degli studenti. E’ esattamente il contrario. La responsabilità del ricorso alle Ripetizioni è della cattiva scuola e dei cattivi insegnanti. Altrimenti avremmo più di un milione e centomila studenti tra scuole Medie e Superiori (Bandini & Castellani) con difficoltà o quantomeno bisognosi di ripetere quello che è stato fatto a scuola. Se fosse così, dovremmo essere molto preoccupati come paese. Può anche essere che gli insegnanti per essere compresi hanno bisogno dell’assistenza dei colleghi? I ranking internazionali, a partire dall’OECD, sono un’impietosa dimostrazione che il problema non sono gli studenti ma l’istituzione Scuola. Un sistema scolastico efficiente non si affida alle ripetizioni. Esse sono la dimostrazione che la scuola è un gigantesco sistema corporativo in cui educazione e discenti sono solo un corollario. Gli insegnanti, di cui non si mettono in dubbio le conoscenza ma la capacità di insegnamento, sono spesso in evidente conflitto di interessi. Si prestano alle ripetizioni per irrobustire uno stipendio spesso troppo basso. Con questa proposta infatti, lo Stato (i) oltre a garantirsi maggiori entrate, (ii) supplirebbe ai bassi stipendi degli insegnanti con una seconda entrata a carico delle famiglie che (iii) si troverebbero a pagare la scuola due volte (attraverso la tassazione diretta e le ripetizioni). E’ uno schema molto simile a quello delle accise sui giochi e sul tabacco.”
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