Secondo e Terzo Trimestre da Record: Nei Prossimi Mesi la Verifica DecisivaL'Articolo di Stefano Cianciotta per Il Messaggero

Il 2018 ci dirà se la ripresina abruzzese sarà congiunturale o strutturale. Se, in parole semplici, si tratta di un fuoco di paglia o se invece la tendenza in atto qualifica una crescita più consistente, che al momento c’è ma è ancora parcellizzata perché non investe tutti i settori dell’economia, come ad esempio l’artigianato e le costruzioni.

Dopo un inizio di anno drammatico (l’Abruzzo al 31 marzo 2017 aveva registrato secondo l’Istat 464.000 occupati, il dato più basso dagli inizi del 2000, con una perdita rispetto al 2016 di 17.000 posti di lavoro), il II e il III Trimestre 2017 ci hanno consegnato rispettivamente un primo segnale di riequilibrio, con 485.000 occupati al 30 giugno, e poi un indicatore che in assoluto ha qualificato la capacità della regione di rimettersi in marcia (512.000 occupati al 30 settembre).

La lunga stagione estiva ha certamente influito sul risultato positivo, ma sarebbe un errore mettere in relazione il numero degli occupati del 2017 con quelli del 2008 (allora gli occupati erano 511.000 ma l’Istat registrava 24.000 disoccupati in meno).

Nel frattempo, inoltre, il mercato del lavoro è cambiato radicalmente e si è davvero fatto flessibile, tanto che meno del 20% dei nuovi contratti sono a tempo indeterminato. La tendenza in atto, però, indica che l’industria abruzzese e il settore dei servizi hanno agganciato la ripresa internazionale, anche se la diminuzione del valore dell’export tra il 2017 e il 2016 di quasi sei punti e il numero elevato di crisi industriali che stanno coinvolgendo nella regione anche le multinazionali sono segnali che non vanno trascurati.

Per rendere più solido il processo di crescita nel 2018 devono essere completati alcuni passaggi decisivi, come l’istituzione della Zona Economia Speciale, l’unica chance dell’Abruzzo di diventare un’area attrattiva grazie agli incentivi fiscali per i nuovi investimenti che sono favoriti dalla misura. In tal senso va potenziato e soprattutto regolamentato il sistema portuale. Vasto e Ortona non possono continuare a farsi concorrenza, e va stabilito chi dei due diventerà l’hub principale nel trasporto merci, proprio per la funzione strategica che il porto dovrà rivestire all’interno della ZES. Proprio l’introduzione della ZES nel breve-medio periodo assume un’importanza fondamentale per il sostegno alle politiche di sviluppo industriale e logistico del territorio.

Il Masterplan, invece, ha tempi di gestazione più lunghi perché siamo mediamente ancora nella fase dei bandi di progettazione, e passeranno almeno 2-3 anni prima dell’apertura di possibili cantieri (la Fondovalle Sangro non sarà completata prima del 2022).

L’Abruzzo è al terzultimo posto in Italia per numero di stranieri che la visitano, nonostante un sistema viario eccellente, e la vicinanza ai grandi centri di interesse (Roma e Napoli).  Il turismo, pertanto, è il grande buco nero dello sviluppo regionale, che può contare su una offerta di qualità e diversificata, ma senza una regia unica forte, che promuova il brand Abruzzo all’Italia e all’estero.

La Regione deve tornare ad assumere un ruolo decisivo in questo settore, così come deve sostenere gli incubatori di impresa e agevolare le nuove start-up, adesso favorite anche dalla misura del Governo Resto al Sud in una ottica di sviluppo dell’Industria 4.0. Questi cambiamenti, inoltre, vanno accompagnati con la ridefinizione dell’offerta formativa degli Atenei abruzzesi, che deve essere ancorata alle esigenze dell’industria e del nuovo mercato del lavoro. Da molto tempo si parla della possibilità che le tre Università si federino in un unico Consorzio. Sarebbe un segnale importante di rafforzamento delle capacità dell’Abruzzo di fare per una volta sistema e mettere in rete le sue eccellenze per trasformare la regione in una vera e propria Smart Valley.

Il mondo della ricerca e dell’innovazione, come sta accadendo a L’Aquila con la sperimentazione della macchina intelligente con Google e FCA e gli esperimenti dell’INFN e del GSSI, e a Teramo con l’Istituto Zooprofilattico, può dare all’Abruzzo la spinta decisiva per riposizionarsi in un sistema globale diverso rispetto allo scorso decennio.

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