La Sfida delle CompetenzeL'IDEA DI GIACOMO BANDINI

Il tema delle competenze 4.0 sarà sempre più centrale nelle agende governative nazionali e internazionali. Fino ad oggi, in Italia, si è puntato molto sulla fase di investimento nei macchinari e nei softwar per automatizzare i processi. Tuttavia è presente un gap importante che riguarda le skill necessarie a fare il salto nel paradigma produttivo dei prossimi decenni. Il voucher per i manager dell’innovazione e il credito d’imposta formazione 4.0, inseriti nella recente Legge di Bilancio, sono sufficienti per creare un ecosistema di competenze? 

PERCHÉ È IMPORTANTE  Tra le principali problematiche che l’Italia sta affrontando nel suo sentiero verso la trasformazione digitale e il passaggio all’Industria 4.0 ci sono la carenza di managerializzazione dei processi (e di manager adeguatamente formati e consapevoli) e di competenze digitali o comunque richieste dalla nuova automatizzazione industriale.

Tra le misure pensate da questo governo per risolverle, le più mirate dovrebbero essere i voucher per i manager dell’innovazione e il credito d’imposta formazione 4.0.

Entrambe hanno una logica alle spalle. Ma basteranno?

I VOUCHER PER I MANAGER 4.0   L’obiettivo che si prefigge il voucher è quello di intervenire sulle strategie aziendali, soprattutto per le PMI che sono ancora in difficoltà nella fase di transizione. Come funziona? Il contributo viene erogato in forma di voucher copre un massimo del 50% dei costi sostenuti per le prestazioni di un manager dell’innovazione regolarmente iscritto all’albo pubblico costituito presso il Ministero per lo Sviluppo Economico.I manager dovrebbero agire direttamente sull’organizzazione aziendale e fornire una consulenza specializzata sugli investimenti e le strategie di innovazione, anche per quanto riguarda il reperimento di capitali da investitori specializzati nel private equity o nel venture capital. Insomma, finanza alternativa rispetto ai canali tradizionali.

DARE CREDITO ALLE AZIENDE   il credito d’imposta formazione 4.0 si applica al 40% delle spese dedicate al personale dipendente impegnato nelle attività di formazione delle competenze digitali, “limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione, sostenute nel periodo d’imposta agevolabile e nel limite massimo di 300.000 euro per ciascun beneficiario, pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali”

Entrambe le misure vanno a sostituire l’iper-ammortamento che aveva sì portato benefici, ma aveva anche esaurito il proprio scopo di incentivare gli investimenti fissi rimasti al palo e pesantemente colpiti dalla recessione economica del 2007-2008.

Persistono tuttavia dei nodi e delle perplessità sulle misure adottate.TEMPORARY MANAGER = TEMPORARY CHANGE? Ai manager dell’innovazione viene concesso ampio spazio di manovra. Sembra rimanere, però, una misura ad hoc. È possibile cambiare il sistema di produzione con la semplice immissione di un manager esterno temporaneo?

Se non esiste un ecosistema nazionale o internazionale in grado di inserire le aziende in un circuito dove viene prodotta stabilmente innovazione e dove vi è uno scambio con i centri più rilevanti di ricerca e sviluppo tecnologico (università, centri di ricerca, multinazionali) il processo di trasformazione potrebbe non risultare efficace e non essere stabile nel tempo.

FORMARE  O RI-FORMARE?   Il Credito di imposta formazione 4.0 è un po’ più specifico. Incentivare la creazione e la diffusione di nuove competenze è sempre un bene ai fini dello sviluppo tecnologico e della crescita della produttività. Secondo il WEF, le parole chiave del futuro dell’occupazione sono robotization, skill instability, reskilling e skill gap. Solamente il 58% delle professioni nel 2022 richiederà le stesse skill ritenute oggi necessarie.

Non si tratta più, quindi, di agire con una singola misura normativa, ma di sopperire alla mancanza di connessioni tra l’universo dell’istruzione e della formazione e le esigenze di un mercato in evoluzione incrementale. Il sistema d’innovazione italiano deve recuperare in questa direzione, creando le condizioni alla base. Cina, USA, Germania, Corea del Sud e Paesi Scandinavi hanno preparato per anni il terreno su cui effettuare la trasformazione dei processi produttivi. L’Italia è rimasta ferma. Una singola misura non può fare la differenza.

La lungimiranza della politica si vede da questo: riuscire a vedere oltre il singolo intervento, ma avere la capacità di costruire le basi per sostenere i cambiamenti del futuro.

L’Idea è tratta da un articolo pubblicato da www.agendadigitale.eu.

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