Siamo sicuri che la nuova Pac garantisca all’agricoltura europea il primato mondiale?DI PIETRO PAGANINI

Un appello rivolto a tutti i candidati alle elezioni europee, affinché si torni a riconoscere il ruolo strategico della filiera agroalimentare nel percorso di transizione ecologica del nostro continente, comprese le sue doti di competitività e resilienza
.

Il Consiglio europeo ha approvato la nuova Pac. Ma siamo sicuri che bastino poche misure d’urgenza, prese a poche settimane dalle elezioni, per garantire all’agricoltura europea il primato mondiale? Come è noto, la decisione di Bruxelles nasce dal timore che le proteste degli agricoltori di poche settimane fa possano tradursi in un voto di protesta. Da qui il motivo di rendere meno pesanti gli impegni burocratici per le imprese agricole e di prorogare l’obbligo di lasciare incolta una porzione di terreno per rigenerarne il suolo. Le revisioni erano certo necessarie. La prima versione della Pac era davvero pesante. Tuttavia, c’è una sostanziale differenza tra quanto stabilito e una riforma vera e propria. Il cambiamento climatico e le crisi internazionali stanno mettendo a dura prova le coltivazioni, l’industria di trasformazione e la stessa sicurezza alimentare del cittadino europeo.

Ecco perché Competere ha pubblicato un pledge – una proposta di impegno – rivolto a tutti i candidati alle elezioni europee, affinché si torni a riconoscere il ruolo strategico della filiera agroalimentare nel percorso di transizione ecologica del nostro continente, quanto anche delle sue doti di competitività e resilienza. Il documento (qui la versione integrale) ha per titolo “Agrifood europeo: la rotta per la competitività, la sostenibilità e la resilienza”. È una guida politica e operativa 2024-2029, che sta raccogliendo già le firme di possibili futuri europarlamentari di ogni partito, in Italia quanto all’estero.

Gli ultimi cinque anni hanno visto una sistematica marginalizzazione di agricoltori, imprenditori, lavoratori e ricercatori del settore agricolo e alimentare, ingiustamente additati come responsabili delle crisi climatiche e sanitarie. Le politiche attuali mancano di flessibilità scientifica ed equilibrio tra economia, ambiente e sociale. Questo approccio ha danneggiato l’Europa, rafforzando i concorrenti. Le conseguenze sono visibili con la desertificazione delle campagne e la chiusura delle aziende agricole.

Il documento di sviluppa in tre sezioni, rispettivamente dedicate all’agricoltura, alle imprese e alla salute.

Nella prima parte, abbiamo sottolineato quanto sia cruciale valorizzare la produzione, la resilienza e l’efficienza delle filiere agroalimentari europee. Per questo è necessario sostenere sia la produzione di materie prime di qualità sia la realizzazione di specialità alimentari esclusive. Servono politiche per la sicurezza e l’autosufficienza alimentare, accompagnate da incentivi alla produttività e alla competitività, eliminando gli sprechi alimentari e ridistribuendo il cibo a rischio di spreco. È poi essenziale investire in infrastrutture e digitalizzazione per potenziare la catena di approvvigionamento e contrastare la contraffazione alimentare. La revisione della legislazione sul benessere animale deve bilanciare il benessere degli animali con la sostenibilità e la competitività. Gli investimenti in tecniche produttive e tecnologie innovative sono fondamentali per migliorare la produttività e mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici. Inoltre, l’Europa deve sostenere l’agricoltura rigenerativa e nuovi modelli di business per assicurare la sostenibilità finanziaria delle Pmi agroalimentari, senza precludere le importazioni, ma assicurandosi che siano sostenibili e rispettino gli stessi standard delle produzioni interne.

Sul piano delle imprese, dobbiamo trovare un nuovo equilibrio tra sostenibilità economica, sociale e ambientale, integrando le esigenze della popolazione e del tessuto produttivo. È essenziale eliminare ogni forma di pregiudizio verso qualsiasi alimento coltivato, prodotto o importato in Europa. Il settore agroalimentare deve essere consolidato ed efficientato per bloccare potenziali speculazioni. È importante valorizzare sia i prodotti locali tradizionali sia le produzioni industriali europee di qualità e sostenibili. Gli investimenti lungo la catena alimentare devono essere stimolati per rendere il modello produttivo europeo più efficiente e sostenibile, riducendo la burocrazia per le imprese. È cruciale promuovere un quadro normativo che favorisca il riutilizzo efficiente del valore di scarto, incrementando la sostenibilità energetica e riducendo gli sprechi.

Infine, la salute della persona. È fondamentale potenziare l’educazione alimentare dei cittadini, promuovendo informazioni sulla dieta equilibrata. La Dieta mediterranea è riconosciuta per la sua capacità preventiva contro le malattie croniche. L’obesità, considerata una pandemia invisibile, ha costi elevati sui sistemi sanitari e sulla produttività. Le politiche attuali contro l’obesità si sono rivelate inefficaci e limitative delle libertà individuali ed economiche. Le tasse sui cibi e le bevande, volte a scoraggiare il consumo, generano effetti inflattivi e colpiscono in particolare le famiglie più povere, riducendo la loro accessibilità ai cibi di qualità.

Al contrario, dobbiamo investire nell’educazione della persona, affinché si conosca ciò che mangiano, si facciano scelte consapevoli e soprattutto se ne comprendano le dinamiche. Ricordiamoci sempre che l’agroalimentare è il settore da cui ricaviamo l’energia necessaria per vivere meglio e più a lungo. Questo dovrebbe essere il vero significato di “Farm to Fork”.

.
Articolo pubblicato su HuffPost >>

Join Our Community and Stay Up to DateSign up to receive weekly updates, thoughtful ideas, and exclusive invitations

SEARCH IN OUR NEWS

LATEST NEWS