Tribunale dei brevetti a Milano. Sì o no?

Il primo giugno, entrerà in vigore l’Accordo sul Tribunale Unificato dei Brevetti. A seguito dell’uscita del Regno Unito dall’UE, si prevedeva che l’assegnazione di una parte delle competenze ospitate a Londra venisse assegnata a Milano. Le altre restavano a Monaco e Parigi. 

Francia e Germania hanno fatto sistema per prendersi più competenze e lasciare quelle minori a Milano. 

Per questa ragione ad aprile, insieme alla Property Rights Alliance, abbiamo organizzato un convegno (link) e abbiamo inviato al governo e al parlamento italiano una lettera sottoscritta da 30 accademici e think tank con cui chiedeva di impegnarsi al fine di portare a Milano tutte le deleghe, o almeno quelle più importanti per il settore farmaceutico. 

Purtroppo, secondo la comunicazione del TUB e secondo alcune indiscrezioni di stampa, negli scorsi giorni è emerso che le competenze sarebbero ripartite solo tra Monaco di Baviera e Parigi.

Per questo torniamo a invitare il governo a impegnarsi per non perdere la partita geopolitica ed economica. I partiti di opposizione hanno sollevato la questione in parlamento ricevendo una risposta insoddisfacente. Non vogliamo una sede vuota a Milano che serve solo per fini elettorali. Vogliamo una sede che operi attivamente su competenze cruciali, che trasformino Milano nella capitale dei brevetti. Oltre alle conseguenze economiche positive che si generebbero, il Tribunale sarebbe un segnale per il sistema Paese. 

Antonio Picasso è intervenuto a Class CNBC, sottolineando la mancanza di un sistema Paese: forze istituzionali e produttive avrebbero dovuto sin da subito impegnarsi maggiormente per raggiungere l’obiettivo. 

Per rivedere l’intervista, clicca qui >>> 

Abbiamo, inoltre, lanciato uno statement ripreso da Ansa (link) in cui Pietro Paganini ha affermato che «Nonostante si tratti di una decisione non definitiva, è difficile che i governi francese e tedesco dal primo di giugno compiano un gesto di apertura nei confronti di quello italiano. Ancora una volta si avverte l’assenza di un sistema Paese che ci avrebbe permesso di cogliere un’opportunità strategica della nostra economia e anche a livello geopolitico. La sede del TUB a Milano avrebbe infatti valorizzato le nostre imprese, sostenuto in ambito giuridico il nostro spirito di innovazione, rafforzato appunto il Made in Italy e il peso che l’Italia ha in ambito economico internazionale. Non abbandoniamo la fiducia, aspettiamo la decisione del primo di giugno, che però è tra due settimane, che potrebbe ancora pendere in favore di Milano, ma in ogni caso le filiere produttive che avrebbero potuto beneficiare dei vantaggi del TUB restano già da ora svantaggiate».

Leggi il comunicato stampa integrale qui >>>

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