Utenti o sudditi? Il Fallimento della Comunicazione di TrenitaliaDI PIETRO PAGANINI

La Prealpina, il quotidiano del Nord industriale di Milano, ha pubblicato un commento di Pietro Paganini che mira a esaminare la gestione della comunicazione aziendale da parte di Trenitalia, ponendo in luce le carenze nel rapporto tra l’azienda ferroviaria e i suoi utenti. La critica principale riguarda il trattamento dei viaggiatori, che dovrebbero essere coinvolti e informati attivamente, soprattutto in situazioni di disagio come i ritardi e i cambiamenti di orario.

Puoi rileggere il commento integrale su La Prealpina >>> o un riassunto qui sotto.


Una buona gestione aziendale richiede una comunicazione efficace con i clienti/utenti. È questo il principio base che avrebbe dovuto seguire Trenitalia, la grande azienda ferroviaria italiana. Infatti, una comunicazione tempestiva ed efficace avrebbe migliorato significativamente l’esperienza dei viaggiatori durante i lavori di agosto, facilitando la comprensione delle motivazioni dietro ai disagi e rafforzando la fiducia nell’azienda.

Al contrario, invece, sembra ancora predominare l’approccio statalista – meno incline all’efficienza e all’efficacia manageriale – facendoci sentire più sudditi che utenti.  La mancanza di trasparenza e l’assenza di un feedback concreto sui risultati ottenuti a seguito dei disagi dimostrano una grave lacuna in termini di competenza e competitività. Comunicazioni tempestive sui ritardi e sui cambiamenti ai treni avrebbero fatto la differenza, rendendo gli utenti coinvolti e preparati ad affrontare i disagi, comprendendo che questi sono volti a migliorare l’infrastruttura a beneficio di tutti. Criticabile, inoltre, la gestione delle prestazioni aziendali, che si focalizza eccessivamente sugli indicatori finanziari, trascurando valutazioni più ampie sui dirigenti, spesso nominati per ragioni politiche piuttosto che per meriti.

Sono, pertanto, fondamentali una serie di risposte ai mancati obiettivi. Basti pensare al progetto del Frecciarossa 1000 che, nonostante le promesse, non ha raggiunto le prestazioni attese. A giugno 2015 Ferrovie dello Stato comunicava trionfalmente che il tragitto Milano-Roma sarebbe stato coperto in due ore e venti. A dicembre di quell’anno il Frecciarossa 1000 avrebbe toccato i 350 km/h dei 400 km/h per cui è progettato. Quasi 10 anni dopo, non solo l’obiettivo rimane un sogno irrealizzato, ma i treni sono addirittura più lenti di prima e i ritardi sono diventati la norma piuttosto che l’eccezione.

È arrivato il momento che qualcuno risponda di questi fallimenti. Serve una maggiore responsabilità dei dirigenti e dei politici, con un monito ai cittadini di far valere le proprie esigenze attraverso il voto, ispirandosi a modelli ferroviari più efficienti come quelli giapponese e svizzero.

 

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