Italia assente nei centri decisionali europeiL'IDEA DI Pietro Paganini

I numeri della nuova Commissione europea confermano una realtà allarmante: l’Italia rischia di perdere terreno nelle decisioni europee. Siamo deboli e disorganizzati, senza peso nei gabinetti dei Commissari e nella macchina operativa della Commissione. Mentre Francia e Germania rafforzano il loro dominio, noi restiamo frammentati. Serve una strategia chiara per posizionare figure chiave, proteggere i nostri interessi e tornare protagonisti in Europa.  

AI MARGINI DELLE POSIZIONI CHIAVE

I numeri confermano la debolezza politica italiana: su 53 posizioni chiave nei gabinetti del nuovo Collegio, l’Italia conta solo tre presenzeGermania (4 capi di gabinetto, 5 vice) e Francia (1 capo, 7 vice) dominano, mentre gli altri paesi avanzano. Italia e Spagna? Quasi assenti.  

Fuori dai vertici dei gabinetti, tra le varie Direzioni Generali (DG) della Commissione, gli italiani superano per numero francesi e tedeschi, dimostrando spesso competenza e preparazione. Rappresentano il 14,6% del personale totale, una quota persino superiore a quella dei belgi (14,4%) che giocano in casa, e significativamente maggiore rispetto a francesi (10,7%), spagnoli (8,7%) e tedeschi (6,7%). Tuttavia, i dati del 2023 rivelano una distribuzione disomogenea degli italiani nei diversi direttorati. Questo evidenzia l’assenza di una strategia nazionale: senza coordinamento e una visione chiara, la nostra presenza rischia di essere dispersiva e inefficace.

PERCHÉ É IMPORTANTE

Per rappresentare al meglio gli interessi nazionaliè essenziale essere presenti nelle stanze dove si anticipano i problemi e si prendono le decisioni, soprattutto a Bruxelles, in Commissione Europea. Qui nascono le politiche che guidano l’assetto economico e sociale europeo, impattando direttamente sulla nostra vita.  

Purtroppo, l’Italia continua a essere debole. Nei gabinetti dei Commissari, dove si decidono le strategie cruciali, siamo irrilevanti rispetto a Francia, Germania e ai Paesi del Nord e dell’Est Europa.   

UN RUOLO SIMBOLICO NON BASTA

Avere un Commissario vicepresidente esecutivo o un Alto Rappresentante non è sufficiente. Senza una presenza nei posti chiave, la nostra capacità di influenzare le decisioni è nulla. Restiamo al buio fino a quando le decisioni sono prese, perdendo opportunità per tutelare i nostri interessi strategici, dal Made in Italy alla Dieta Mediterranea.

Questa fragilità è ulteriormente aggravata dall’accentramento decisionale della Presidente von der Leyen, che ha selezionato un collegio di Commissari poco incisivo. Diventa quindi urgente posizionare figure chiave nei ruoli strategici che contano. 
 
I nostri Commissari europei, fatta eccezione per pochi (come Tajani), non hanno costruito un sistema per consolidare la presenza italiana a Bruxelles. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: siamo frammentati, incapaci di fare squadra, mentre gli altri avanzano compatti. Perché?

LA VERA BATTAGLIA É NELLA MACCHINA OPERATIVA

Se guardiamo oltre i gabinetti dei Commissari, la situazione è ancora più significativa. Nei livelli operativi della Commissione Europea, la parte che mette in pratica decisioni e politiche, interpretandole, gli italiani sono numerosi e spesso ben preparati, persino più di tedeschi e francesi, sia nei ruoli alti che in quelli bassi.  

Tuttavia, questa forza numerica non si traduce in un sistema efficace. A differenza di altri Paesi, non riusciamo a coordinare le nostre risorse per promuovere una strategia comune. Perchè?  

ESISTE UNA REGIA NAZIONALE?

Se c’è, non funziona. Se non c’è, dobbiamo crearla subito, con urgenza. È necessario superare le divisioni politiche e partitiche per costruire un network coeso, in grado di:  

  • Posizionare funzionari nei ruoli strategici.  
  • Fare intelligence per anticipare le mosse europee e condividere informazioni strategiche per influenzare le decisioni nell’interesse del Paese.   
  • Agire con spirito weberiano, non subendo la burocrazia europea, ma governandola.
CALL TO ACTION

Non possiamo più permetterci di subire decisioni prese da altri. È tempo di tornare protagonisti con una presenza strategica e coordinata a Bruxelles. Solo così potremo garantire un futuro in cui l’Italia sia leader e non spettatrice passiva.  

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