Gioventù Bruciata, Cosa Sta SuccedendoL'idea di Competere

Dopo otto mesi positivi, a maggio è tornata a salire la disoccupazione, sia a livello generale che a livello giovanile. Il tasso di disoccupazione risale così all’11,3% (+0,2 punti percentuali rispetto ad aprile) e quello giovanile al 37% (+1,8%). Lo stima l’Istat aggiungendo che l’incidenza dei giovani della stessa classe di età è pari al 9,4% (cioè meno di un giovane su 10 è disoccupato). Questa tendenza risulta in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto ad aprile. Il tasso di occupazione cala di 0,5 punti, mentre quello di inattività rimane invariato. Risultano in aumento solo gli occupati ultracinquantenni e i dipendenti con contratti a termine: con la fine degli incentivi voluti dal Governo Renzi si inverte dunque la stabilizzazione.

Le rilevazioni dell’ISTAT si incrociano tristemente con i dati presentati pochi giorni fa dall’INPS. Nel 2005 i più poveri di tutti erano gli over 65, circa il 4% sul totale. Nel 2015 è la classe d’età che se la passa meglio di tutti, anzi gli unici a stare meglio rispetto a dieci anni fa. Non si può dire lo stesso degli under 17, in cui la percentuale di poveri triplica, passando dal 4% al 12%. Così come accade per la classe di età tra i 18 e i 34 anni, i cui poveri sono passati dal 3% al 10%. In poche parole, le uniche due classi di età la cui popolazione in povertà assoluta supera la soglia di uno su dieci sono quelle al di sotto i 34 anni.

Alla luce di questi numeri, ci si aspetterebbe che i trasferimenti erogati dal welfare italiano siano in buonissima parte protesi a coprire questo disequilibrio. Del resto, non è forse vero che la disoccupazione giovanile lambisce il 40%, che ci sono 2 milioni e mezzo di giovani che non studiano e non lavorano, che siamo il Paese che fa meno figli in Europa e che questo creerà non pochi problemi a quegli stessi giovani di oggi quando giovani non lo saranno più?

Tutto vero, come è anche vero che non si sta facendo nulla per sciogliere questi nodi. Il problema generazionale che si evince dai numeri racconta anche che solo il 26% della spesa complessiva per le prestazioni erogate dall’INPS – al netto delle pensioni previdenziali – è destinato agli under 39. Mentre il 40%, quasi il doppio, è tutto per gli over 60.

Inoltre stupisce che a fronte di una disoccupazione giovanile che è tre volte più alta di quella totale, i sussidi per i disoccupati over 50 siano quasi tre volte quelli destinati agli under 30, che tradotto significa soltanto una cosa: se non riesci a entrare stabilmente nel mercato del lavoro non meriti alcun aiuto.

Nel caso qualche politico fosse alla ricerca di un spunto su cui costruire una proposta politica potrebbe partire da qua: da un sistema di welfare totalmente sbilanciato a favore degli anziani in nome di diritti che sono acquisiti per un pezzo della società ma preclusi a tutti gli altri. Giusto per dare un po’ di sostanza alle solite frasi fatte sul malessere diffuso, sulle ingiustizie sociali e sui giovani senza futuro.

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